Da oggi a sabato 5 marzo l’agricoltura si da appuntamento a Fieragricola di Verona, presentando le ultime innovazioni e curiosità per il settore primario. La 115ª edizione della rassegna internazionale celebra anche i 60 anni della Pac, la Politica agricola comune. A questo appuntamento centrale per l’agricoltura non poteva certo mancare la visita del Bacan di Lugagnano, che ci manda il resoconto dei suoi rapporti con la storica fiera di Verona..
E’ mattino presto e fuori ancora buio pesto! Il bacan è già sveglio, irrequieto, nel suo andirivieni per la cucina traccia solchi nel freddo granito. Il freddo è pungente, un cafetìn con la graspa è il partner ideale nell’attesa dell’arrivo di due colleghi bacani. L’appuntamento odierno è sacro ed imperdibile, anche il lavoro deve giocoforza sottomettersi alla volontà ferrea d’aggiornamento professionale che i contadini s’impongono per rimanere competitivi in un mercato in continua evoluzione.
È il giorno della visita al Fieron de Marso! Durante l’anno si sono preparati a quest’importantissimo evento presenziando ad altre fiere, minori sicuramente nelle dimensioni non certo nell’importanza culturale. Fra queste assolutamente da ricordare la Fiera de Erbezzo, in calendario verso la metà di settembre e conosciuta anche come la Giornata mondiale del Mediator! Tale personaggio, forte della qualifica honoris causa d’operatore di mercato, entra in ogni operazione di compravendita mediando tra domanda e offerta e sancendo l’affare con il classico batiman. L’intraprendenza, la faccia tosta e la parcella salata sono le armi migliori che mette a disposizione di chiunque chieda le sue prestazioni. Nell’arco di questa giornata, un discreto mediator può far comprare e rivendere lo stesso animale un centinaio di volte e nei vari passaggi di proprietà trasformare magicamente l’incredula bestia da na vaca vecia da massel a na sorana pronta da toro, oppure un caval sopo e bolso in un purosangue da gara.
La Fiera de San Valentin del 14 febbraio, è un altro appuntamento fisso che nel tempo il contadino ha visto evolversi verso una dimensione non più familiare. Vacche, cavalli, pecore, trattori e piante hanno lentamente lasciato la scena ad abiti da sposa, fiori di legno, stufe a pellet e poltrone con schienale reclinabile tramite telecomando.
La Fiera de Cavalcasele meriterebbe uno spazio tutto per sé! Persone informate dicono che in calendario non abbia una data precisa, si aspetta in ogni caso l’autunno e dopo 20/25 giorni ininterrotti di pioggia gli si da il via. Ecco ben presto spiegato perché, tutti gli anni, migliaia di automobili di visitatori rimangono imprigionate nelle melmose collinette della ridente località prelacustre. Una squadra speleologica inviata ad ispezionare il sottosuolo di Cavalcaselle, nella relazione finale parla di gallerie che si snodano chilometriche toccando Vangadizza fino ad arrivare alle pendici di Garbusel, con caverne al cui interno sono state ritrovate auto inghiottite dalle sabbie mobili tra le quali una Simca abarth, una Prinz sport coupè e una Ritmo ancora in rodaggio.
El fieron de Marso a Verona rimane comunque la manifestazione più attesa, quella più completa ed esaustiva, che sa richiamare espositori e visitatori interessati da ogni parte del mondo. Ad onor del vero in questi ultimi tempi non sempre si è presentata nella veste migliore, orfana di tanto in tanto dei suoi gioielli preziosi. Afta epizootica ed influenza aviare l’hanno resa monca, in un passato non remoto, rispettivamente del settore bovino e di quello avicolo. Ad anni alterni ha sacrificato pure il comparto meccanico traslocato oltralpe ad impreziosire l’altrettanto rinomata, e purtroppo quasi concomitante, fiera di Parigi.
Nel frattempo l’attesa del nostro bacan è finita, i due compagni contadini lo prelevano e si dirigono entusiasti alla volta di VeronaFiere. Ognuno porta con se’ una ventiquattrore di pelle scamosciata usata solo per quest’occasione e che servirà, si dice, a raccogliere depliant e materiale informativo. La valigetta tanto pratica e utile ha il difetto d’essere stata, per un intero anno, custodita in un ambiente saturo di carbonina e forse per questo, una volta arrivati, i tre scendono dall’auto lacrimanti ed in stato di avanzata narcotizzazione.
Il loro ingresso alla fiera non è comunque meno traumatico. Se da una parte i biglietti omaggio ricevuti dalle proprie ditte fornitrici danno il vantaggio di evitare code alla biglietteria, dall’altra, strisciare il codice a barre del tagliando e superare il tornello diventa un’interminabile odissea dove rischiano, a più riprese, l’evirazione. Una volta entrati, aggirando tutte le barriere architettoniche disseminate lungo il cammino, lo sbizzarrimento è però totale ed avvolgente. La prima visita privilegia il reparto della meccanica dove spiccano trattori sempre più avveniristici, confortevoli e funzionali, che fanno rabbrividire i vecchi Landini a testa calda, cimeli storici relegati in disparte a testimonianza di un’agricoltura antica e superata, fatta di tanto sudore, di indicibili sofferenze ma di enormi soddisfazioni che ora difficilmente si ripresentano con eguale intensità.
Dal reparto meccanico a quello zootecnico il passo è breve ed i nostri interessati visitatori sono rapiti dalla bellezza di quelle che potremmo benissimo chiamare vacche da vetrina. Non fraintendete… stiamo parlando di bovine che impressionano per il loro pedigree, con potenzialità produttive enormi condite da tenori qualitativi sopra la media. Tuttavia ciò che più desta scalpore agli occhi di umili contadini, è la loro pulizia.
Sono trattate come soubrette: lavate, asciugate, rasate, pettinate, sottoposte a mascalcia ed infine toilettate da baldi, giovani, teneri bacanini che agendo in coppia con sincronismi perfetti, l’uno, munito di cassòto (arnese rudimentale che i vecchi bacani ben conoscono avendolo usato nell’era bacanaica per svuotare dal liquame le concimaie delle stalle) raccoglie in volo l’escremento dell’animale prima ancora che cada sulla lettiera, l’altro, carta igienica alla mano, con cura e dolcezza pulisce l’orifizio della bestia che dall’alto della sua strafottente superbia continua annoiata a rumiar beatamente. Se qualcuno di voi ha simili privilegi alzi la mano!
C’è ancora molto da vedere, lo stomaco inizia però a dare i primi segni di riserva energetica ed allora è il momento idoneo per visitare gli stand delle varie regioni italiane e degli stati esteri che, come risaputo, brulicano di prelibatezze culinarie. I nostri contadini prendono saggiamente le dovute distanze dallo stand del Giappone, troppo vivo in loro il ricordo dell’anno precedente quando, dopo aver assaggiato una salsa indigena a base di radici al cui confronto il cren è paragonabile alla nutella, furono riportati in vita solo con il tempestivo soccorso dei defibrillatori dell’unità mobile del 118.
Il viaggio continua e la prossima meta è il padiglione avicolo, vera e propria arca di Noè piumata. All’interno, in ogni singola gabbia una coppia di volatili; ve ne sono centinaia, di tutte le razze e categorie, qualcuna ha pure deposto le uova che misteriosamente spariscono per scivolare, non si sa come, in tre ventiquattrore fino a quel momento rimaste vuote. Non è un ritorno improvviso di appetito, ma la voglia di arricchire il proprio galinar con nuove razze.
Tutto ciò è umanamente comprensibile perché da sempre il bacan ha fatto suo il proverbio “Meglio un uovo oggi, per una gallina domani”. È altresì appurato che nei cortili di campagna vi siano incroci genetici fra razze diverse di pennuti che hanno dato origine ad esemplari ancora da classificare nella scala del regno animale. Fra questi il Pitoco (tacchino x oca) la Fallina dalle uova d’oro (fagiano dorato x gallina) l’Anacondo silenzioso (anatra muta x condor) ed il Farombo pendolare (faraona x colombo viaggiatore).
Quest’anno purtroppo, molte di queste uova non hanno avuto la possibilità di schiudersi essendo state scaraventate, da alcune schiere di agricoltori, contro determinati personaggi politici al loro arrivo in fiera, come benvenuto e come plauso per il magistrale operato. Una similitudine con il lancio di fiori che sommerge i beniamini dell’ugola nella kermesse sanremese.
La visita alla Fieragricola di Verona volge al termine. Un sole splendente ha squarciato le nuvole e riscaldato l’aria. Le nebbie impaurite si sono dileguate dando l’arrivederci al prossimo inverno. I nostri bacani, felici e stanchi, prima del rientro a casa fanno tappa in trattoria. La prassi consolidata li vuole a tavola davanti ad un rosso d’annata e a piatti fumanti di trippa in brodo. La primavera non è poi così lontana, inizia una nuova sfida da affrontare con rinnovato entusiasmo.
Gli auguri portano male ed allora… in bocca al Farombo pendolare!