Il termine “poesia” ha radici ben longeve, in quanto masticato anche tra le piazze dell’Antica Grecia, cospicuo alimento per anima e corpo. Poíēsis designa la possibilità di “fare”, “produrre”, e circoscrive l’opportunità d’espressione che caratterizza l’esistenza e l’essere stesso.
Essa favorisce l’immaginazione, permettendoci di guardare al quotidiano con occhi attenti e curiosi. La vita di un poeta è sicuramente ricca, indipendentemente dal possesso di beni materiali, poiché egli diviene creatore di riflessioni e pensieri che costituiranno, poi, il suo bagaglio culturale e le sue peculiarità personali.
Il solo relazionarsi al nuovo, allo sconosciuto, al “diverso”, allo sconfinato, diventa colmo di significato e prende una piega differente, se calato nell’ambito poetico. D’altronde, caro lettore, cosa non contiene poesia?
Se osservi fuori dalla tua finestra in una giornata d’autunno, potrai notare come il semplice cadere delle foglie sia poetico. Come lo sia il vento che danza coi passanti, o gli sguardi scambiati per caso in fila ad un bar, in attesa del primo caffè del mattino.
Potrai accorgerti che il solo osservare scriva di per sé una poesia, che sia poetico il turchese del cielo, il sole che gioca a nascondino con le nuvole, l’ostinata ed impavida lotta d’un fiore contro le intemperie.
Potrai cogliere che la poesia è parola per il muto,
suono per il sordo,
sostegno per il claudicante,
ardore per il cinico,
nozione per l’ignorante,
furbizia per l’ingenuo.
Essa è il ponte tra i diversi universi, e la chiave tra molteplici mondi. È espressione di democrazia, poiché non esiste uomo che non sia poeta. È il tassello mancante del puzzle, il limite dell’illimitato, ciò che colma ogni vuoto.
Abbatte qualsiasi diversità, barriera o preconcetto, in quanto artefice di unione e condivisione. In poesia non esiste l’errore, non esiste il giudizio. Esistono, invece, cuore e anima, introspezione e propositi.
Chiedo quindi proprio a te che hai letto sino a qui, che vita sarebbe senza poesia?