“Per favore non darmi del Lei!”. E’ con queste parole che don Pietro Pasqualotto, il Coparroco di Lugagnano, mi corregge all’inizio della nostra chiacchierata.
Ci sediamo su una panchina all’ombra del bar Noi, attorniati da un silenzio e una tranquillità ideali per un confronto. La sua disponibilità, presente sin dall’inizio, cancella qualsiasi forma di imbarazzo ed inizia subito così a raccontarmi della sua esperienza. Don Pietro infatti è prete da cinque anni, di cui quattro li ha trascorsi nella parrocchia di Pescantina, ma è del suo periodo qui a Lugagnano che ci concentriamo.
È passato un anno dal tuo arrivo in questa parrocchia, qual è il tuo pensiero riguardo questi mesi trascorsi con noi?
Sono arrivato a Lugagnano lo scorso settembre, dunque è trascorso poco più di un anno ma, l’accoglienza che ho ricevuto, così come il clima gioviale che da subito ho respirato, sono stati talmente belli e familiari che a me sembra di essere qui da molto più tempo. Lugagnano è una parrocchia molto dinamica e viva, dove ho avuto la possibilità di incontrare molte realtà e di confrontarmi con numerose associazioni. L’approccio con tutti è sempre stato positivo e questo mi ha dato la serenità giusta per affrontare le diverse situazioni.
Come ti è stata data la notizia del trasferimento?
Sono stato convocato dal Vescovo, il quale mi ha chiesto la disponibilità nel venire qui a Lugagnano dato che, con la partenza di don Michele, ci sarebbe stato il bisogno di colmare la sua assenza. Ho accolto volentieri la proposta; Lugagnano infatti la conoscevo già grazie alla collaborazione con don Michele nelle uscite a Praga e ad Arezzo e Firenze del gruppo adolescenti di entrambe le parrocchie. Lugagnano, inoltre, facendo parte della stessa vicaria di Pescantina, avevo già avuto modo di conoscerla grazie alle diverse riunioni tra i sacerdoti.
Hai riscontrato particolari differenze tra la precedente e l’attuale parrocchia?
Ogni parrocchia è a se, ma sicuramente in questa vi sono presenti molte più realtà che la rendono dunque un po’ più impegnativa. É vero però che sono stato anche aiutato prima di tutto da don Antonio, che è qui da molti anni e perciò conosce perfettamente il paese. Devo riconoscere che anche le altre persone che ho conosciuto nel frattempo, presenti nei vari gruppi ed ambienti, mi hanno affiancato nel mio inserimento nella realtà di Lugagnano. Come tutte le parrocchie ha certamente delle problematiche e delle difficoltà, però l’esperienza finora fatta è stata molto positiva.
Che tipo di difficoltà ti sei trovato ad affrontare?
L’unica difficoltà che ho riscontrato è stata entrare in una realtà nuova e cercare di conoscerla e capirla. La sfida è stata infatti più nel riuscire a comprendere qual era la situazione in cui mi trovavo, che nel risolvere problemi di vario genere che ho dovuto affrontare.
Qual è l’episodio di questo primo anno che ricordi maggiormente con un sorriso?
Direi il primo giorno che sono arrivato qua. Il clima infatti era talmente bello e sereno, anche tra le persone, che ha reso fin da subito piacevole la mia esperienza. Questo calore mi ha così accompagnato, aiutandomi in questo mio percorso.
Sei soddisfatto di questo tuo primo anno?
Sì. Sono soddisfatto nel senso che sono molto sereno poiché anche quello che abbiamo potuto fare assieme con i vari gruppi, a partire dagli adolescenti ma anche da qualsiasi altra realtà, è sempre stato proficuo. Ora però sarebbe da porre la stessa domanda agli abitanti di Lugagnano per capire se il contributo e la mia presenza hanno avuto lo stesso impatto e gli stessi benefici.
Cosa ci puoi dire del tuo primo Grest vissuto qui con noi la scorsa estate?
Il Grest pur essendo un’attività molto impegnativa mi è sempre piaciuto farlo, sia nella parrocchia precedente che in quella dove vivevo da giovane. Qui devo dire che ho trovato una bella organizzazione, che ha la sua importanza, poiché riuscire a vedere coinvolte anche persone adulte non è così scontato. Infatti il Grest viene normalmente considerato un’iniziativa tipica dei giovani, e vedere tanti adulti che sono così ben integrati è un grande risultato, perché significa che negli anni si è riuscito a creare un clima collaborativo. E lo spettacolo finale penso che abbia fornito a tutti l’immagine reale di cosa è stata questa esperienza.
Cosa ti auguri per il futuro?
Di camminare sempre insieme a voi, accompagnati dalla serenità che abbiamo ora e di continuare questa splendida collaborazione reciproca di aiuto e sostegno nelle difficoltà che arriveranno, affinché si possa sempre parlare di comunità e non di singoli individui.
Per concludere è doveroso segnalare che dal numero del Baco in edicola da una decina di giorni don Pietro cura una rubrica a sua firma dal titolo “La rete di (don) Pietro”, nella quale ad ogni uscita della nostra rivista si cimenta e riflette su piccoli e grandi temi di interesse per le nostre famiglie, i nostri giovani e la nostra comunità.