Pubblichiamo di seguito il testo del comunicato stampa diffuso da Legambiente e dal Comitato Cittadini di Sona in merito alla vicenda Rotamfer e in merito ai sigilli posti alla Ca’ di Capri di Lugagnano.
La magistratura veronese con l’ausilio del Corpo Forestale dello Stato ha rimesso sotto inchiesta l’attività della Rotamfer: sono stati arrestati i dirigenti e sequestrati gli impianti. Nuovamente le indagini sono partite da Legambiente e dai cittadini che per anni hanno denunciato, inascoltati, le evidenti anomalie nella gestione della discarica.
Adesso anche gli enti pubblici devono cambiare atteggiamento e prendere, finalmente, misure adeguate per tutelare ambiente e popolazione. Al di là del percorso giudiziario e dei risultati che verranno conseguiti, l’indagine “Money- fluff” pone una serie di questioni che non possono essere risolte dalla Procura, ma devono essere risolte in via amministrativa.
Noi chiediamo con forza che le Pubbliche Amministrazioni, per le varie competenze, prendano atto che nella gestione dei rifiuti e nelle procedure di controllo servono maggiori verifiche e sostanziali modifiche della normativa e provvedano di conseguenza. In particolare chiediamo:
Alla Regione Veneto
– che revochi la Delibera della Giunta Regionale del Veneto n. 662 del 2006 (che approva la discarica) e ordini la messa in sicurezza della discarica di Ca’ di Capri e la sua bonifica;
– che modifichi le norme relative alla figura del “terzo controllore”, attualmente scelto nominato e pagato direttamente dal controllato, in modo da rendere realmente trasparente la nomina e di garanzia il suo operato;
che i direttori dell’Arpav non siano più di nomina politica ma scelti tramite concorso pubblico tra persone realmente competenti in materia.
Alla Provincia che revochi l’autorizzazione all’esercizio della discarica e la determina di approvazione del progetto dell’impianto di Castelnuovo del Garda.
Al Comune di Sona e al Comune di Verona che si facciano promotori delle richieste sopra menzionate e mettano in atto tutte le misure per monitorare la situazione ed impedire ogni ulteriore aggravio della stessa, ad esempio impedendo la riapertura del sito nel momento in cui la magistratura, venendo meno le motivazioni cautelari, toglierà il sequestro giudiziario.
Chiediamo, inoltre, che gli Enti si costituiscano come parte civile/offesa nel processo che vedrà Rotamfer sul banco degli imputati.
Certo è sconcertante che tutto questo putiferio sia nato non da chi è istituzionalmente preposto ad eseguire i controlli bensì da semplici cittadini e che la Magistratura, ancora una volta, debba sostituirsi alle Pubbliche Amministrazioni per ristabilire un minimo di legalità.
Legambiente nel proprio rapporto annuale sulle ecomafie ricorda che ammonta a 23 miliardi di euro il giro di affari della criminalità ambientale in Italia. Ogni ora si contano tre reati, come il traffico di animali selvatici, lo smaltimento illegale di rifiuti o la costruzione di case abusive, ma le notizie più preoccupanti arrivano dai rifiuti, soprattutto quelli speciali pericolosi e non, che alimentano sempre più i profitti delle organizzazioni criminali. Quelli fatti sparire nel nulla sono almeno 26 milioni di tonnellate, circa il 25% del totale prodotto, e il business della “Rifiuti spa” cresce in un anno del 38%.
La reazione delle Amministrazioni Pubbliche di fronte a questo tema resta drammaticamente al di sotto dell’asprezza della minaccia ecomafiosa. Servono nuovi e più decisi passi avanti, uno sopra tutti: inserire a pieno titolo i reati ambientali nel codice penale.
Verona, 18 ottobre 2007
LEGAMBIENTE VERONA
COMITATO CITTADINI DI SONA