É arrivata senza preavviso ma segue quanto già attuato da alcuni Paesi quali Austria, Argentina, Brasile, Ecuador, Cuba, Scozia ed altri minori per estensione geografica. Stiamo parlando della proposta lanciata dall’ex premier Enrico Letta di estendere il diritto di voto anche ai sedicenni.
Una riforma costituzionale condivisa dalla maggior parte dei rappresentanti delle forze politiche oggi al Governo. Non possiamo non ammettere che si tratterebbe di una vera svolta.
La proposta è partita a seguito delle recenti mobilitazioni giovanili a favore della difesa del pianeta. Il problema emerso fa riferimento alla percentuale di giovani votanti nel nostro Paese. I giovani sono ampiamente sottorappresentati e questo limita considerevolmente la diffusione delle loro idee ed opinioni.
Condivisibile il pensiero del Ministro Luigi Di Maio, il quale mette a confronto la possibilità di un giovane sedicenne di poter lavorare e pagare le tasse ma non di esprimere il proprio voto.
Includendo anche costoro, quindi, si darebbe la possibilità di votare a circa 1,1 milioni di minorenni, circa il 2% sul totale degli aventi diritto al voto attuali (49 milioni). Si tratta di un’opportunità unica che lascia sgomenti coloro che ritengono i giovani poco, o per nulla, interessati alla politica e alle dinamiche economiche e sociali del Paese.
Tuttavia, costoro forse non sanno che i giovani di oggi non sono poi così superficiali come li si ritiene e che nonostante la visione generalizzata dei senior loro guardano i telegiornali in famiglia e leggono i quotidiani in classe.
Anche a Sona abbiamo chiaro il riscontro del forte impegno che tanti giovani e giovanissimi dedicano alla comunità, dagli Scout al SOS, dai gruppi di volontariato ai gruppi sportivi per arrivare alle quattro parrocchie. Ragazze e ragazzi che dimostrano con passione quanto tengano alla comunità in cui vivono e nella quale vogliono poter incidere.
I giovani sanno, sanno molto di più di quanto danno a vedere. Solo perché hanno una visione differente delle questioni che affliggono il pianeta, non vuol certo dire che queste debbano essere sbagliate a priori. “E’ una proposta straordinaria – afferma Vittorino Andreoli, uno dei massimi psichiatri italiani -. Servirà a far crescere i giovani. Educare significa dare responsabilità. Oggi, rispetto al passato, gli adolescenti sono proiettati in uno scenario internazionale, molti viaggiano all’estero e pensano che troveranno lavoro all’estero”.
Abbassare la soglia del diritto di voto è quindi anche un chiaro tentativo di voler “svecchiare” il Paese. Che si voglia oppure no, bisogna ammettere che il nostro sistema di governo è tutto tranne che giovane. I senior recitano la parte dei grandi conoscitori del mondo mentre i giovani rimangono ai margini delle vicende politiche.
Come ha affermato Carlo Calenda: “Trovo giusto dare il voto ai sedicenni per una ragione semplice: il peso degli elettori meno giovani è preponderante e questo incide su una politica troppo a breve termine”. Questa riforma farebbe ben sperare, darebbe maggior credito ad una fascia giovanile che finora è rimasta a guardare, all’ombra dei maggiorenni e degli aventi diritto. Ma il futuro è di tutti, e ancor più dei giovani che, per usare le parole di Greta Thunberg “si vedono rubare l’infanzia” e perché no, l’avvenire. Forse in questo modo ci potranno essere dibattiti diversi, utilizzando punti di vista differenti ma non per questo meno veri.
L’idea, tuttavia, non è nuova. Già nel 2015 la Lega aveva avanzato tale proposta che, oggi, sembra diventata improrogabile.
Eppure, dietro a tanto entusiasmo ci si deve scontrare con una realtà ben diversa: i tempi tecnici li conosciamo tutti sono lunghi e, talvolta, logoranti. Ma vogliamo ben sperare affinché tale riforma costituzionale si attui per davvero e che i sedicenni ne colgano il potenziale. Poco importa quale partito politico sosterrà o meno tale visione, l’importante sarà l’impatto che questa avrà sulle decisioni che verranno prese in seguito.
Largo ai giovani, quindi. Il futuro è nelle vostre mani.