Dipendenze dei giovanissimi: cosa possiamo fare noi genitori di Sona?

Quando andavo alle elementari mi ricordo che la maestra ci raccomandava di non dare confidenza agli estranei e di non accettare nulla da loro perché c’era chi metteva droga nelle caramelle per poi renderti, a tua insaputa, schiavo della droga. Io ascoltavo, ma mi pareva una cosa un po’ improbabile; comunque non mi si è mai avvicinato nessuno per offrirmi caramelle nonostante sia alle elementari e sia alle medie andassi a scuola da sola.

In seguito, mi sembrava che l’emergenza si fosse un po’ placata o che, semplicemente, non era più argomento di attualità. In realtà, dagli anni ’90 il consumo minorile di sostanze psicoattive illegale e legali (alcool, fumo) è stato in costante e progressivo aumento. Anche a Sona, come abbiamo raccontato recentemente.

Aggiungiamo a questo anche le dipendenze cosiddette “senza sostanza” come la dipendenza da internet, ludopatia o da giochi e attività “pericolose” con forti cariche adrenaliniche.

Fermo restando che la percentuale di ragazzi “sani” è preponderante, non possiamo, comunque, fare finta di niente, sperando sempre che accada a qualcun altro. Dobbiamo toglierci l’idea che quel “qualcun altro” a cui capita se lo sia meritato per tutta una serie di motivi: la famiglia, le brutte compagnie, ecc.

I motivi per cui un ragazzo comincia a fare uso di droghe, alcool o altro, fino a diventarne dipendente, sono i più svariati. Il disagio che prova un giovane non è sempre necessariamente legato a problemi familiari o famiglie disagiate. A volte i motivi iniziali sono anche i più futili, legati alla curiosità, alla sfida, al senso di onnipotenza, alla fragilità adolescenziale che porta a trasgredire per voler essere accettati dal branco, a non essere escluso e a chissà quanti altri.

È vero che certe situazioni, per cadere in un brutto giro, possono essere più facilitanti, ma è altrettanto vero che può capitare che all’interno di una famiglia, magari un’ottima famiglia, un figlio cada nel gorgo della droga mentre un altro praticamente coetaneo no. E allora? Dobbiamo rassegnarci al fatto che a qualcuno capita e continuare a sperare che la disgrazia cada un po’ più in là?

L’atteggiamento di noi genitori deve essere duplice. Prima di tutto preventivo. Dobbiamo conoscere. Ben vengano incontri come quello avvenuto lo scorso inverno fa a Lugagnano, organizzato dal Circolo NOI, in cui Giorgia Benusiglio ha portato la sua testimonianza. Ma anche altri incontri proposti dal Comune di Sona o dai Comitati Genitori su come “funzionano gli adolescenti”.

Incontri del genere ci permettono, oltre a conoscere l’argomento, anche di venire a contatto con servizi e professionisti che al bisogno ci possono aiutare ed indirizzare, qualora dovesse succedere proprio a noi di avere un figlio caduto in qualche forma di dipendenza o con problematiche che ci fanno sospettare che potrebbe accadere.

Non dobbiamo avere paura di chiedere aiuto agli insegnanti, al medico di base o a chiunque pensiamo possa aiutarci se abbiamo qualche dubbio sull’educazione dei nostri figli, anche al parroco. Nella nostra cultura prevale spesso l’idea che l’educazione dei figli sia un fatto privato in cui nessuno debba mettere bocca, ma io credo che sia più saggio quel proverbio africano che dice che “per crescere un bambino serve un intero villaggio”.

Un consiglio, un aiuto, meglio ancora se dati da una persona competente, che vede noi e la nostra famiglia dall’esterno, con più distacco, possono essere molto preziosi ed utili per prevenire situazioni e/o disagi futuri.

Il secondo atteggiamento deve essere invece attivo. Il comportamento dello struzzo non mi pare condivisibile. Come per tutte, le cose l’ignoranza genera paura e vergogna. Paura e vergogna non sono mai buone consigliere. Non ci si deve vergognare, né sentire in colpa, ma agire perché, anche se è un percorso lungo e da affrontare su più fronti, gli strumenti e i servizi oggi come oggi ci sono.

Purtroppo, quelli della droga e delle dipendenze in generale sono argomenti più che attuali e riguardano fasce di età sempre più giovani, anche a Sona come abbiamo scritto in un recente servizio.

Ridiamo valore alla comunità ed interessiamoci degli altri, non per stupidi pettegolezzi ma per un sempre più sentito interesse, quali adulti che educano e sostengono i nostri giovani nella loro crescita. Abbiamo il coraggio di andare a parlare con i genitori dei ragazzi che pensiamo essere problematici o con altre agenzie educative che potrebbero dar loro una mano, riscopriamo nei nostri paesi il valore dell’educazione del villaggio, perché ci interessiamo e ci curiamo di tutti i figli come fossero nostri.

Nata a Verona risiede a Lugagnano dal 1996. Sposata con Alessandro ha due figli, Matteo e Michele. Collabora nella gestione dello Studio Tecnico del marito. Amante della montagna, della vita all'aria aperta e della lettura.