A fine ottobre, la delegazione veronese dell’Associazione Italiana Sommelier ha trovato sede all’interno dello storico ristorante Vittorio Emanuele a Verona. L’associazione conta circa un migliaio di iscritti e ogni anno più o meno cinquecento persone frequentano i loro corsi per diventare sommelier.
Il segretario della delegazione di Verona è Germano Premièr (nella foto), classe 1973, residente dalla nascita a Lugagnano.
Germano ci racconti come è diventato sommelier.
Ho iniziato i corsi nel 2007 e sono diventato sommelier nel 2009. Il corso per diventare sommelier è diviso in tre livelli: il primo dove si imparano le tecniche di degustazione e l’enologia, il secondo livello per conoscere l’enografia ovvero i vari vini e le varie tipologie in funzione del luogo di origine in Italia e nel mondo, il terzo livello è lo studio dell’abbinamento cibo-vino. Al termine dei tre livelli si affronta l’esame finale.
Come si è approcciato a questo mondo?
Mio zio faceva parte dell’associazione sommelier e dato che a me piaceva il vino e mi ero interessato ai suoi racconti, mi ha invitato a seguire i corsi. Mi sono buttato e, dopo essere diventato sommelier, ho proseguito con il master di servizio, per diventare poi capo servizio. Poi ho seguito il corso per diventare degustatore ufficiale e anche quello per diventare il direttore di corso.
Non è la sua professione ma è di certo un impegno importante nella sua vita.
Vero, è un impegno importante. Soprattutto all’inizio della mia attività in associazione venivo chiamato spesso per fare servizio, ad esempio ai matrimoni con le società di catering, alle fiere, alle manifestazioni, alle cene di gala. Adesso faccio parte del consiglio dell’associazione quindi lasciamo largo ai giovani per i servizi mentre io seguo di più l’organizzazione per la delegazione di Verona degli eventi e dei corsi. La mia è una passione impegnativa perché quello con cui ci confrontiamo è un mondo molto professionale. Cantine e consorzi sono sul mercato, quindi devono correre ed essere sempre competitivi. Conoscono le tecnologie, seguono gli eventi ed il settore e quindi anche noi dobbiamo stare al loro passo. La loro ricerca della qualità va di pari passo con la nostra formazione. L’Associazione Italiana Sommelier è l’associazione più antica a livello nazionale ed i nostri corsi sono molto rinomati, quindi è fondamentale mantenere questo livello.
Mi pare di capire che il settore del vino è sicuramente un mondo interessante e in crescita.
Assolutamente sì, ed è soprattutto un mondo enorme. Basti pensare che qui in Italia ogni zona ha il suo vitigno, ogni paese ha il suo vino. Abbiamo molte caratteristiche, molti piccoli vitigni, piccole sottozone, varie peculiarità che ci contraddistinguono. Quando ho intrapreso il percorso del sommelier non pensavo che fosse così vasto come ambiente e, soprattutto, non sapevo che ci fosse così tanto studio dietro. Il vino lo assaggi e lo racconti, ma dietro ci sono una preparazione intensa ed un costante aggiornamento. Infatti, i nostri corsi, come dicevo prima, sono seguiti anche da imprenditori e dipendenti del settore vinicolo, non solo dagli appassionati di vino come me, perché per loro è fondamentale essere preparati. Ci sono tante realtà da scoprire e da conoscere anche all’estero. Ci sono vini di grandissima qualità che arrivano dalla Nuova Zelanda, dal Sud America, dagli Stati Uniti, dalla Germania.
Qual è il suo vino preferito?
Mi piacciono le bollicine, metodo classico in particolare, quindi il Trento Doc, il Franciacorta o il Durello dei nostri Monti Lessini.
Supremazia italiana o ritiene che i vini migliori provengano da altre parti del mondo?
L’Italia ha fatto molti passi in avanti e qui lavoriamo benissimo ma la Francia produce vini di qualità fino dal 1800, noi dagli anni Settanta. La loro storia, la loro cultura del vino è superiore alla nostra. Su certi vini noi italiani abbiamo ancora da fare, però di sicuro nel rapporto qualità prezzo siamo migliori. I francesi lavorano bene ma la loro storia se la fan pagare il doppio di un vino di pari qualità prodotto qui in Italia. Resta che sui vini di eccellenza lo scettro è dei francesi.
Quando organizza un viaggio, magari all’estero, cerca di ritagliarsi dei momenti per conoscerne la produzione vinicola?
Quando vado in viaggio, proprio per le mie conoscenze, ho la curiosità di provare i vini del territorio che sto visitando. Ho piacere di sentire e di assaggiare cose nuove. Quindi, se ad esempio vado in Grecia, sento il desiderio di assaggiare i loro vini locali seppur poco conosciuti.
Consigli ai nostri lettori con quale vino festeggiare il pranzo di Natale.
Rimaniamo in Italia, nel nostro territorio. Come dicevo mi piace la bollicina quindi suggerisco il Durello. Per i vini fermi rossi qui da noi non si può non consigliare un bel Valpolicella classico ma va bene anche il meno strutturato Bardolino. Per i vini bianchi abbiamo l’imbarazzo della scelta, il Soave, il Lugana, il Custoza. E’ difficile scegliere un vino senza conoscere il menù perché alla fine il vino è fatto per essere bevuto accompagnato da buon cibo quindi andrebbe scelto in base a quello che si mette nel piatto. Per il dessert vino dolce ovviamente, no prosecco e no bollicine se non dolci, quindi con il pandoro si abbina molto bene il Recioto di Soave mentre per un dolce al cioccolato suggerisco il Recioto della Valpolicella.
E allora cari lettori in alto i calici e “cin cin”.