Diego Flisi, secondo allenatore della Serbia campione del mondo di pallavolo: “Ecco come abbiamo vinto”

Sabato scorso 15 ottobre a Apeldoorn in Olanda, alle finali dei Campionati mondiali di pallavolo femminile, la nazionale italiana si è classificata terza. Mentre la Serbia, battendo in finale il Brasile, si è laureata campione del mondo.

Un po’ del merito per questa vittoria va comunque riconosciuto anche alla nostra Italia, essendo italiani sia il primo allenatore Daniele Santarelli, che il secondo allenatore Diego Flisi.

Abbiamo incontrato quest’ultimo, essendo veronese di Bardolino, al suo rientro in Italia. Prima di farci raccontare questa entusiasmante esperienza è doveroso ricordare che il mister Diego Flisi ha “frequentato” da ragazzino la palestra delle scuole medie Virgilio di Sona al seguito del papà Roberto, famoso palleggiatore della squadra maschile “Pallavolo Sona”.

Innanzi tutto complimenti per il grande risultato.
Si è stata una bella vittoria, inaspettata direi. Non eravamo certo i favoriti perché la squadra è stata completamente rinnovata, escluse due atlete tra cui la “stella” Boskovic.

Puoi raccontare ai lettori del Baco come è stato il vostro percorso di preparazione a questo mondiale.
Abbiamo iniziato la preparazione ai primi di maggio e lì ho provato la mia prima grande emozione perché ho dovuto iniziare da solo, in quanto Daniele (il primo allenatore, NdR) era ancora impegnato con la sua squadra italiana di club, l’Imoco, nella fase finale di Champions League. Quindi mi sono trovato da solo a Belgrado a condurre gli allenamenti di una nazionale del calibro della Serbia campione del mondo in carica. E’ stata una bellissima ed emozionante avventura, anche per come sono stato accolto dalle atlete. Mi hanno dato la massima fiducia malgrado fossi un “perfetto sconosciuto”.

Come mai fai il secondo allenatore di Daniele Santarelli nella nazionale Serba?
Fino a qualche anno fa ero vice allenatore dell’Imoco Conegliano e proprio in quegli anni venne a giocare nella nostra squadra Monica Di Gennaro, attuale libero titolare della nazionale italiana, allora fidanzata, ed ora moglie, di Daniele Santarelli. Naturale quindi incontrare Daniele in palestra e scambiarci idee ed opinioni sulla pallavolo. Nel 2018 Daniele è stato chiamato dalla nazionale croata e mi ha chiesto se volevo fargli da assistente, abbiamo quindi passato tre anni assieme con la Croazia per poi cambiare quest’ anno con la Serbia. Inutile dire che tra noi c’è stata subito intesa ed affiatamento.

Avete portato cambiamenti nella metodologia di allenamento e di gioco?
Direi proprio di si, anche perchè la nazionale Serba era allenata da un grandissimo allenatore: Terzic, ma da venti anni consecutivi. Durante l’estate abbiamo scelto di partecipare alla VNL Volleyball Nations League, torneo annuale per squadre nazionali, quest’anno a sedici squadre e vinto dall’Italia, e con nostra grande sorpresa è andata molto bene, al di sopra delle nostre aspettative, ci siamo classificati terzi. Poi abbiamo continuato con allenamenti, ritiri, tornei, anche un quadrangolare a Napoli, amichevoli, cercando di dare un’identità alla squadra.

Diego Flisi festeggiato a Belgrado dopo la vittoria del mondiale.

Apriamo una piccola parentesi tecnica per i numerosi appassionati di pallavolo, com’era una giornata tipo di allenamento questa estate, in vista del campionato?
Facevamo tre giorni di allenamento ed un giorno libero, continuamente. Al mattino era previsto lavoro coi pesi e con la palla in modo analitico, al pomeriggio invece si faceva gioco di squadra. Abbiamo continuato così, con questo ritmo: tre giorni carichi di lavoro ed un giorno libero di recupero, quasi fino alla fine. Nell’ultimo periodo carichi molto più leggeri.

Com’è la pallavolo in serbia?
Ti dico solo un dato, i tesserati alla Federazione Serba di pallavolo sono circa 22mila, 15mila donne e 7mila uomini. In Italia sono più di 320mila.

Sono atleti professionisti?
Ni. Diciamo che solo le atlete di un certo livello non hanno un altro lavoro si dedicano alla pallavolo e quasi tutte le atlete della nazionale giocano in club all’estero.

Hai imparato il serbo?
No! E’ complicatissimo. Solo qualche parola, diciamo che la lingua usata in squadra è l’inglese.

Torniamo al Campionato del Mondo, come è stato il vostro percorso?
Su dodici partite abbiamo perso solo cinque set . Anche noi siamo rimasti stupiti, non solo per la vittoria finale ma anche per il percorso fatto, molto netto direi.

Flisi in primo piano festeggia dopo un punto vincente ai mondiali.

Che reazioni ci sono state in Serbia, a Belgrado quando siete rientrati? Grandi festeggiamenti?
Tutto impressionante, già all’aeroporto non ci hanno fatto alcun controllo ma solo festeggiamenti, fotografie ed autografi. Poi la sera, come da tradizione, tutti sulla balconata di un palazzo in centro città a salutare la folla, 15mila persone. Mi sembrava di essere una rockstar.

Hai voglia di dirmi un tuo commento sulla prestazione della nazionale italiana?
Guarda a noi è dispiaciuto un sacco, avremmo voluto giocare la finale con l’Italia, poi non so cosa avremmo fatto e pensato pur di vincere ma siamo veramente dispiaciuti perché, tra tecnici soprattutto, ci conosciamo da parecchio. Ma questo è lo sport. L’Italia era tra le favorite come altre tre/quattro squadre ma il campo decide. Resta innegabile comunque il valore delle atlete, il loro percorso e le vittorie che hanno fatto.

Per chiudere?
Ma vorrei ringraziare anche da queste pagine Daniele Santarelli, tutti i miei colleghi dello staff, la federazione Serba e tutte le ragazze della squadra che sono state veramente esemplari per l’impegno dimostrato in gara e durante tutti gli allenamenti. Hanno dimostrato una grande attitudine al lavoro. E, ultima ma certamente non meno importante, mia moglie che per questa lunga estate è rimasta a casa da sola.

Nato a Isola della Scala il 5 agosto 1961 e residente a Sona dal 1975. Sposato con tre figli. Appassionato di sport è componente del Comitato per la gestione del Teatro Parrocchiale e con alcuni amici organizza una rassegna di film sulla montagna. Fa parte della redazione del Baco dal 2002.