A fronte dei pochi sposi decisi a dirsi comunque “Si” durante l’emergenza Covid-19 perchè quella era la data ormai fissata, la stragrande maggioranza anche a Sona ha preferito rimandare o annullare le nozze di fronte a limiti, regole, divieto di assembramento e azzeramento di abbracci e baci.
Perché effettivamente, senza nulla togliere alla profondità e alla validità delle promesse nuziali, le regole di contenimento del coronavirus tolgono emozione alle nozze e l’assenza della festa impoverisce il sogno degli sposi di poter condividere tale gioia con parenti e amici durante il ricevimento.
Comunque la si pensi in merito, da consumisti o da puristi, da tradizionalisti o da anticonformisti, il coronavirus ha di fatto messo in fuga gli sposi e l’industria del wedding è stata abbandonata sull’altare. Industria dal business miliardario che vale, o forse è appunto meglio dire valeva, 40 miliardi di euro l’anno. E che ha un peso importante anche a Sona.
Fatturato diviso tra imprese di abiti nuziali, catering e ristorazione, wedding planner, fioristi, organizzatori di eventi, viaggi di nozze, fotografi, location matrimoniali, musicisti, noleggiatori di auto da cerimonia, parrucchieri ed estetiste, gioiellieri, bomboniere e liste nozze e tutto quello che serve per progettare e realizzare il giorno più importante per ogni coppia che vuole festeggiare e condividere il momento delle proprie nozze.
Sono più di 60 mila i matrimoni cancellati tra aprile e giugno in Italia, con una perdita stimata in oltre 26 miliardi di euro, situazione aggravata da una prospettiva di ripartenza ancora avvolta nella nebbia.
Quindi se per spose e sposi, genitori e invitati si tratta di un frustrante cambio di programma, chi di matrimoni ci vive se la passa di certo peggio.
È stato divertente vedere le immagini delle rare coppie che sono andate a sposarsi con la mascherina, senza invitati e private del bacio di rito, oppure i filmati delle nozze celebrate in video chat, con gli invitati vestiti a festa ognuno dentro la propria casa. Quasi come in una commedia romantica ambientata in una versione distopica del momento più significativo di una storia d’amore, ma non abbastanza romantica da non far demordere i promessi sposi.
Le nozze in versione coronavirus hanno opacizzato la luminosità degli sposi, hanno impensierito la serenità dei genitori e hanno impoverito il mercato di chi di nozze ci campa.
E così questa pandemia si è portata via un’altra fetta importante di sogni e desideri oltre che di certezze economiche.