Cosa significa festeggiare i nonni?

Quando ero ragazzino io, la Festa dei Nonni non esisteva. E’ stata ufficialmente istituita nel 2005, per cui nemmeno i miei figli si sono abituati a festeggiarla e i loro nonni non la conoscevano se non per qualche richiamo pubblicitario legato a degli spot in tv.

Diciamo che la sua introduzione ha avuto un po’ “l’effetto halloween”, cioè l’impressione della creazione di un evento fuori tradizione e quindi non riconosciuto universalmente dalle persone. Detto questo, mi viene in mente una canzone che fecero Jovanotti e Carboni che recitava “O è Natale tutti i giorni, o non è Natale mai” (traduzione italiana di una canzone dal titolo More Than Words del gruppo statunitense Extreme).

Traduco: il senso della Festa dei Nonni non è la legittimazione o meno di segnare in rosso o meno il 2 ottobre sul calendario, ma un più importante pensiero sul nostro modo di vivere e di considerare l’importanza di figure che sono depositarie di qualcosa di unico.

La Festa dei Nonni, perciò, ha senso se celebrata 365 giorni all’anno, non il 2 ottobre o in qualsiasi altra singola giornata. Mi permetto di fare questa sottolineatura un po’ perché da poco più di sette mesi sono diventato nonno, e quindi parteggio naturalmente per la categoria, ma soprattutto perché la nostra società è molto cambiata. Le famiglie sono diventate meno numerose, è molto meno radicata rispetto a una volta l’abitudine che i nonni vivano con figli e nipoti, per cui si parla di legami che piano piano rischiano di impoverirsi.

Sia chiaro, non sono convivenza o assiduità di contatti che determinano la qualità dei rapporti tra le persone, ma credo che chiunque di voi lettori abbia raggiunto e superato “gli anta”, non possa non pensare che negli ultimi anni la soglia del rispetto tra gli individui abbia subito una brusca caduta. L’esperienza non è più considerata prezioso tesoro, una volta quando parlava una persona con un’età più avanzata si ascoltava in silenzio, con l’attenzione di chi sapeva di essere di fronte all’occasione di imparare qualcosa di importante. Oggi questa percezione di valore si è affievolita, accompagnata da una generale perdita di autorevolezza che mette spesso in crisi anche la figura dei genitori.

Cosa significa allora “festeggiare i nonni”? Proviamo tutti a farci questa domanda. Io credo che la risposta sia dare loro ascolto e considerazione, magari gestendone anche la naturale propensione a dare amore, aiuto e disponibilità incondizionate. I nonni sono generalmente sempre pronti a correre per una emergenza, un supporto, un conforto. E senza mai lamentarsi di nulla.

Questo non significa essere autorizzati a caricarli di ogni incombenza ignorando le loro esigenze di spazi personali e aree di sviluppo delle proprie passioni. Anche perché i nipoti sono e saranno sempre per ogni nonna e nonno la passione principale, la vetta assoluta. Ma in una montagna non esiste solo la sommità. E’ chiaro che questo monito è rivolto ai genitori, trade union tra nonni e nipoti. Ma è altrettanto chiaro che, nel rispetto di mamma e papà che guidano la nave familiare in cui crescono i piccoli, ogni tanto sia bello e utile lasciare che i nonni si sentano autorizzati a prendere in mano il volante per stabilire quello straordinario feeling che andrà a determinare nel ricordo di ogni bimbo e bimba qualcosa di speciale che durerà per sempre.

Ecco, in modo assolutamente involontario, credo di aver scritto la parola chiave: “speciale”. Questa è la vera felicità, il vero motivo di festeggiare ed essere festeggiati per un nonno e una nonna. Sentirsi “speciali”, per i nipoti ma anche per i figli con cui condividere il più grande spettacolo a cui si possa assistere: il miracolo della vita. Salite a bordo, c’è posto per tutti!

Massimo Bolzonella nasce a Verona il 13 maggio 1965 intorno alle ore 22. Giornalista pubblicista dal 1991, ha prestato la sua voce alla radiofonia veronese per quasi 40 anni. Scrive e vive di musica Italiana, ha curato la comunicazione web di Umberto Tozzi per 12 anni. Sposato, ha due figli, due gatti e un cane. La frase della sua vita è "Sai dove vado adesso? A farmi il mondo", pronunciata da John Travolta nel film "Stayin'alive" dopo il trionfo da primo ballerino a Broadway.