Oggi anche a Sona è Pasqua. Una Pasqua senza precedenti, con l’intera comunità chiusa in casa per l’emergenza coronavirus, senza la possibilità di vivere la dimensione comunitaria e religiosa di questa importante festa, se non con le persone con le quali si convive.
Per permettere comunque un momento forte di riflessione in questo giorno nel quale si celebra la resurrezione di Cristo, il Baco ha chiesto ai Parroci del territorio di Sona di scrivere una loro meditazione sulla Pasqua, da condividere con tutti i credenti del nostro Comune, e con tutti i nostri lettori.
“Perché cercate tra i morti, Colui che è vivo. Non è qui è risuscitato (lc. 24,5-6)”
di don Giovanni Ottaviani e don Pietro Pasqualotto, Parroci di Lugagnano

Care famiglie, accogliamo questa Verità che Dio ci ha rivelato attraverso i suoi messaggeri celesti presso la tomba di Gesù. Essa spiega il motivo per cui il sepolcro è stato trovato aperto e vuoto dalle donne il mattino del primo giorno dopo il sabato nonostante la vigilanza della guardia voluta dalle autorità religiose del tempo.
Questo messaggio pasquale sta nel cuore della Chiesa… è il cuore della Chiesa che con gioia, anche quest’anno, annuncia la Risurrezione del Signore mentre il mondo sta vivendo, a causa del coronavirus, una situazione difficile e drammatica, del tutto nuova rispetto agli anni passati.
Gesè è risorto! E’ il vivente!
In un periodo in cui tutto, o quasi, è fermo e il silenzio avvolge le vie, le piazze, le chiese delle nostre città e paesi, la Parola di Dio risuona precisa e puntuale per posarsi discretamente e dimorare stabilmente nel cuore di ogni persona, facendo ripartire o rafforzando i battiti della fede, della speranza e della carità.
La fede ci fa vedere oltre l’apparenza per scorgere negli eventi quotidiani della storia l’azione divina che salva; la speranza ci proietta verso il futuro per contemplare la pienezza della vita e dell’amore a cui tanto aspiriamo e che già possiamo godere in forma anticipata qui in questa esistenza; la carità, infine, ci fa vivere per e con gli altri.
Come il mare in burrasca fa venire a galla cose belle e interessanti dal suo fondale, così in questo tempo di pandemia, dove regna silenzio e immobilismo, inquietudine e paura, emerge una consistente quantità di gesti di fede, di iniziative di amore e di atteggiamenti di speranza. La sorpresa è scoprire che a porli in essere sono anche persone che prima di questa emergenza giudicavamo incapaci di ciò, disinteressate agli altri, chiuse in se stesse e nei loro interessi e via dicendo. Oggi si sta riscoprendo che la vita in tutte le sue espressioni è bella: così il buon Dio ce l’ha consegnata!
A tutti noi il compito di conservarla tale impegnandoci ogni giorno a dipingerla con i colori della fede, della speranza e dell’amore che troviamo nel deposito del nostro cuore abitato dallo Spirito divino. E così la VITA riprenderà e saremo certi che davvero andrà tutto bene. Ce lo ha promesso e mostrato Gesù con la sua risurrezione. Andrà tutto bene! Un abbraccio a tutti, una carezza ai bambini, agli anziani e agli ammalati, una parola di conforto a quanti piangono i loro cari defunti. In unione di preghiera, auguriamo Buona Pasqua!
“Che le nostre vite possano essere luminose, quale che sia la nostra candela”
di don Angelo Bellesini, Parroco di Palazzolo

E così, anche in questo terribile anno 2020… anche dopo questa drammatica Quaresima vissuta tra penitenze non scelte e digiuni impensati… anche nel pieno di questa primavera che ci sembra “maledetta” (come cantava tanti anni fa Loretta Goggi)… anche in questi tempi di passione prolungata… anche sul Calvario di tanti ospedali, case di cura… anche di fronte a tanti sepolcri di persone care che ci hanno lasciato magari senza un saluto né un rito religioso… anche in questo 2020 è arrivata la Pasqua. Una Pasqua in cui invece della gioia sembra prevalere la tristezza; in cui invece della speranza sembra prevalere la paura; in cui invece che la vita sembra prevalere la morte. Anche “Il Venerdì Santo…” si fece buio su tutta la terra.
Tuttavia in questo buio, in questo smarrimento, nella notte di Pasqua Cristo risorge, vince la morte, e la sua luce squarcia le tenebre del peccato e di ogni male. La notte di Pasqua un Cero acceso è entrato nelle nostre chiese buie e… vuote, per annunciare che Cristo è veramente risorto! Questa candela è il Cero di Cristo Risorto… è lui che fa e ci fa fare il salto decisivo! Ci fa esclamare: Alleluja!… cioè che bello! Dio sia lodato! Cristo è Risorto. Lui è risorto e di conseguenza nella storia e nel mondo è successo qualcosa che cambia tutto. Quella che credevamo essere una galleria tenebrosa senza ritorno… un pozzo senza fondo… la morte, è diventata inaspettatamente, sorprendentemente un tunnel di cui vediamo l’uscita. Sì, è una luce che cambia le cose: alleluja!… che bello! Dio sia lodato! Siamo ancora dentro al tunnel, certo: le tenebre ci avvolgono ancora… i segni di morte ci feriscono… ma non c’è solo questo, e non più per sempre. Il Cero pasquale, il Cristo risorto ci guida, ci apre una via di vita: alleluja!… che bello! Dio sia lodato! Questo segno luminoso ci porta ad uscire, cioè a rinascere con lui… Il giorno di Pasqua, contemplando il Cero Pasquale, simbolo di Cristo risorto, dobbiamo riflettere. Questo segno ha il potere di accendere la luce dei nostri cuori, quella luce che ogni cristiano poi potrebbe diffondere, che potrebbe passare di candela in candela: fino a cento, mille…. verso l’infinito e oltre.
Non è che forse in giro c’è tanto buio perché non lasciamo entrare in noi la sua luce? Non è che questa storia, questo mondo abbiano un bisogno speciale di luce e che forse proprio noi cristiani siamo spenti? Il problema è questo: è che c’è buio finché noi restiamo spenti. Oggi il Signore ci dice: “Accendi la tua candela al mio Cero… e “sia la luce”! Questo segno apparentemente piccolo (cos’è una candela?) ma potente può farci credere… perché è di notte che è bello credere alla luce! E se facciamo fatica a crederci, almeno apriamo gli occhi e accorgiamoci delle tante candele, delle tante luci che stanno rischiarando questi tempi oscuri. Pensiamo a tutte le mani che in questi giorni si stringono virtualmente, a tutti i cuori che si affratellano, a tutti i segni di amicizia, di attenzione che vengono messi in atto, a tutti i messaggi di preoccupazione, di interessamento, di incoraggiamento, di auguri che ci si scambia.
Pensiamo soprattutto a quanti sono stati e sono ancora in prima fila a fronteggiare il pericolo: medici, infermieri, volontari, forze dell’ordine, amministratori… Pensiamo a chi è in difficoltà, ma non si arrende, pensiamo soprattutto alle persone anziane, ammalate, chiunque sia rimasto solo e isolato e resiste, con tenacia.
Pensiamo all’Italia, ma anche al mondo, che si scopre un po’ più piccolo, un po’ più fragile, un po’ più bisognoso dell’aiuto reciproco. Pensiamo al bisogno di spiritualità, che sembrava una roba fuori moda e, ora che le chiese sono chiuse, sembra tornare “di tendenza”. Ciascuno pensi a quei segni di luce, a quei Ceri Pasquali che sono segni/sacramenti della Risurrezione del Signore. E auguriamoci allora, in questa Pasqua 2020, che le nostre vite possano essere riaccese, cioè possano risorgere. Che le nostre vite possano essere luminose, quale che sia la nostra candela, e quale che sia il numero di coloro con cui condivideremo la fede, la speranza ma soprattutto l’amore. Speriamo di essere in tanti… anche se sappiamo che uno solo basta a fare la differenza. Cristo ha fatto la differenza donando la sua vita sulla Croce e risorgendo ha dato a noi la vita e la sua luce. Alleuja! Buona Pasqua.
“Con Gesù, il dono di sé, guarisce il mondo”
di Padre Giampaolo Mortaro, Parroco di San Giorgio in Salici

La preghiera che in questi giorni riscopriamo nelle “preghiere” del triduo pasquale ci porta non a chiedere a Dio di arrestare la pandemia ma a liberare energie d’amore rimaste dormienti. Ognuno di noi, infatti, possiede molte più capacità e risorse di quante normalmente appaiono. Nei momenti di emergenza, quando delle situazioni impreviste ci costringono a donarci, scopriamo in noi stessi energie fino a quel momento sconosciute, forze inaspettate e capacità d’amore inesplorate: infermiere del nostro paese volontarie nel reparto coronavirus, volontari per la consegna della spesa, associazioni per la consegna delle mascherine a domicilio, catechiste che si scoprono abili comunicatrici nelle chat con i ragazzi, gente che al telefono si fa vicina a chi è solo nella difficile situazione, donatori di risorse alimentari…
Allora emerge il senso del vivere con Gesù che abbiamo celebrato nella Domenica delle Palme e dei Mantelli che non abbiamo messo per terra in segno di religiosa sottomissione ad un Dio di cui ci sentiamo sudditi o servi ma di mantelli stessi sopra la cavalcatura di Gesù come segno di condivisione del suo cammino non violento per un mondo nuovo. Allora capiamo che Eucarestia del giovedì santo significa mettersi il grembiule e lavare i piedi ai fratelli e sorelle nel servizio ai più poveri e disprezzati.
allora esperimentiamo l’energia della risurrezione non come uno sballo da festa mancata. Questo vuol dire che noi conosciamo il Risorto solo nell’attraversamento della sua stessa esperienza di uomo consegnato agli altri. Chi “sente le cose di Dio” e si mette alla sequela di Gesù afferma la necessità del “perdere-donare” la sua vita proprio per salvarla.
Ciò che è preminente nella Pasqua è il “per noi” di Dio, il sedere a tavola con l’altro il non lasciare solo l’altro, la condivisione del suo destino.
Gesù è risorto e noi con lui, gioia piena.
“Che la Pasqua 2020 sia una Pasqua di speranza”
di don Giorgio Zampini, Parroco di Sona

Siamo certi che la grazia del Signore è sempre con noi: “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20).
Ringraziamo il Signore per questo dono di grazia e tutto questo tempo ci permette di riflettere sulle promesse del Signore che risorge e ci offre la possibilità di riprendere in mano la nostra vita e “gestirla” insieme con Lui e mai senza di Lui.
La realtà ci costringe a vivere ognuno in casa propria e quindi la propria famiglia può essere scuola dove imparare a vivere con il Signore e programmare la propria esistenza cercando di revisionare il nostro modo di vivere da cristiani in questo mondo.
Così una volta che si aprirà la possibilità di uscire possiamo essere buoni testimoni di Gesù come Egli ci chiederà di imparare durante tutte le domeniche di Pasqua. Anche Gesù ha preparato i suoi discepoli ad andare ed essere annunciatori del suo Vangelo fino ai confini della terra e così ci prepara anche noi.
E’ un compito a cui non possiamo mancare per essere cittadini di questo mondo, cittadini che sanno dove è la sorgente di tutto il bene e di tutto il benessere per il vivere comune. E’ inutile perdere tempo per altre cercare altre strade e altre vie. Occorre ritornare alla storia che ha fatto da secoli grande e importante la nostra nazione e l’Europa ed è la storia cristiana.
Nell’immagine in alto la ‘Resurrezione’ di Piero della Francesca, eseguito tra il 1450 e il 1463 circa e conservato nel Museo Civico di Sansepolcro.