Tante sono le persone che anche a Sona in queste ultime settimane hanno dovuto ripensare o addirittura reinventare la propria quotidianità per cercare di resistere al meglio di fronte all’inaspettata emergenza coronavirus, che un domani racconteremo di aver superato.
Ricorderemo, chi con malinconia e chi con dolore, la lentezza che sta caratterizzando questi giorni; rideremo o conserveremo come cimeli storici i plichi delle autocertificazioni, magari ordinando le diverse versioni ed infine rifletteremo, ognuno a modo suo, su questo periodo particolare della nostra esistenza.
Accanto allo straordinario lavoro di ogni medico, infermiere e operatore sanitario ci sono anche quegli imprenditori e quei dipendenti le cui imprese definite strategiche, non possono chiudere.
Giancarlo Parolini di Lugagnano è uno di loro.
Nella comunità Giancarlo è molto conosciuto per il suo impegno importante nel Comitato Carnevale Benefico di Lugagnano, e per aver rivestito con la moglie Sonia anche il ruolo di Tzigano. Oggi purtroppo devo raccontarne una storia diversa.
“Il vero cambiamento, a causa di questo nemico invisibile l’ho percepito nel modo di lavorare”, mi racconta telefonicamente. Giancarlo, infatti, lavora come autista per un’azienda alimentare del veronese (nella foto alla guida del suo mezzo) e percorre circa centomila chilometri l’anno trasportando soprattutto carne. Un lavoro che anche (e soprattutto) in questa fase di chiusura diventa fondamentale per assicurare alle imprese e a chi sta a casa la materia prima per lavorare e il rifornimento di cibo e di beni per ogni necessità.
Nonostante disponga di tutte le misure di prevenzione necessarie, la preoccupazione di entrare a contatto col virus è costante e si amplifica quando si rende conto che il suo mestiere, che nella vita normale è già molto pesante ma almeno scandito lungo gli infiniti percorsi da alcuni momenti di relax e convivialità fra le mense d’Italia o addirittura della Croazia, si riduce oggi ad un panino comprato in autogrill, consumato da solo ed a distanza di sicurezza, prima di riprendere la fatica della strada.
A questa prima preoccupazione di come sia cambiata la sua vita, però si aggiunge soprattutto quella economica. “In questo periodo siamo aperti, è vero! Tuttavia – spiega Giancarlo – la perdita di fatturato, vista la chiusura dei tanti ristoranti o semplicemente di piccoli alimentari, rende ancora più fondamentale qualsiasi ordine da qualsiasi cliente. Di conseguenza i giri così come le spese non diminuiscono, ma la preoccupazione per il domani è tanta”.
Quest’ultimo problema si riverbera già nei confronti di tante aziende e famiglie, che sono costrette ad un riassetto inaspettato delle priorità ed a cui sarebbe auspicabile che tutte le istituzioni diano sostegno. Questa “prova” coinvolge infatti diversi equilibri, soprattutto quelli che solo fino a due mesi fa reputavamo inattaccabili ed oggi cominciano a vacillare.
E’ giusto però ricordare che le istituzioni rappresentano e partono da ogni singolo cittadino che è chiamato, nonostante lo stress psicologico, ad essere responsabile e riconoscente verso chi, come Giancarlo, in un modo o nell’altro rischia per il bene di tutti.
Accanto all’omaggio, poi dovrà seguire il ricordo in uno spirito di unità, poiché siamo dentro questa tempesta insieme ed indistintamente, ma solo uniti e mettendo in preventivo qualche sacrificio ne usciremo.