Coronavirus: Ecco il protocollo sanitario per affrontarlo. Con il SOS di Sona, i suoi volontari e le sue ambulanze in prima linea

L’emergenza creata dall’arrivo del Coronavirus anche in Italia, soprattutto nelle regioni del nord, sta sconvolgendo in questi giorni le nostre vite, anche a Sona.

I provvedimenti presi del Sindaco di Sona, in applicazione dell’ordinanza emanata dal Ministro della Salute Roberto Speranza d’intesa con il Presidente dalla Regione Veneto con i quali Mazzi ha provveduto all’annullamento o al rinvio delle manifestazioni in programma sul territorio, segnano questi giorni confusi e pieni di preoccupazione.

Esperti di ogni tipo si stanno avvicendando sui notiziari, sui social e sulla carta stampata. Ognuno con le proprie verità, più o meno fondate, più o meno supportare da fondamenti scientifici. Si tira in ballo un po’ tutto, a volte in maniera non sempre appropriata.

Mi è capitato di sentire parlare in questi giorni anche di ambulanze e automediche che svolgono il servizio di emergenza-urgenza extraospedaliero sul territorio. “Se avete bisogno non andate al Pronto Soccorso ma chiamate l’ambulanza”, ho sentito ripetere più volte.

Il senso dell’affermazione è probabilmente da riportare alla necessità di non infettare strutture ospedaliere in caso di casi sospetti ma, detta in questo modo, sembra quasi che le ambulanze siano in grado di gestire un caso di paziente infetto da Coronavirus. Come se ci si dimenticasse che la destinazione ultima di un mezzo di soccorso è pur sempre il Pronto Soccorso di una struttura ospedaliera e da lì poi il reparto di competenza.

E’ bene ribadire quindi che i mezzi di soccorso non agiscono di libera iniziativa ma di concerto. Con chi? Con le centrali SUEM 118 e, nelle regioni in cui sono già attive, quelle del 112 che diventerà il nuovo numero unico per l’emergenza nazionale ed europea. Come nei casi passati di rischio pandemico (Ebola  o H1N1 nota come “Influenza suina”) la Direzione Sanitaria del 118 Verona si è attivata anche per l’attuale epidemia di Coronavirus, emanando dei protocolli operativi diretti alle Unità Operative Ospedaliere di Emergenza-Urgenza (Pronti Soccorso, Anestesia e Rianimazione, Punti di Primo Intervento) e agli enti che svolgono servizio di Pronto Intervento sanitario sul territorio. Tra questi anche il SOS SONA, che opera con una ambulanza medicalizzata h 24-365 giorni all’anno con base di partenza la piazza del capoluogo dove si trova la sede.

Ma come avvengono l’identificazione ed il successivo trattamento di un caso sospetto di Coronavirus? E’ un percorso articolato che è utile raccontare, anche per fare chiarezza.

Il tutto parte dalla telefonata che il 118 riceve dalla persona bisognosa di aiuto. Da qui inizia quello che viene definito tecnicamente dispatch telefonico cioè, parlando del caso Coronavirus, l’operatore (un infermiere) deve porre particolare attenzione alla ricerca di segni e sintomi indicativi del rischio infettivo. Da qui inizia un protocollo d’azione che tende a garantire il trasporto del paziente nel corretto reparto di destinazione, tutelando al massimo tutto il personale sanitario che a vario titolo è intervenuto nel soccorso. Da quello dell’ambulanza a quello dell’ospedale.

Un caso sospetto è una persona che presenta un’infezione respiratoria acuta con tosse e febbre superiore ai 38 gradi e che presenti uno dei seguenti fattori di rischio: essere rientrato dalla Cina nei 14 giorni precedenti, a cui si aggiunge che possa essere stato di passaggio nelle zone del nord Italia considerate nuovi focolai di infezione; essere un contatto stretto di un caso probabile o confermato; essere un operatore sanitario che ha assistito un paziente con infezione respiratoria da Coronavirus.

In questo caso si alza l’allerta e l’operatore del 118, una volta contattato lo stazionamento di ambulanza competente sul territorio, conferma al personale del mezzo che è un caso sospetto di Coronavirus. Da qui in poi viene adottato un comportamento che, nel soccorso, viene definito come un dogma: l’autoprotezione. L’azione dei soccorritori deve essere improntata, sempre e comunque, alla protezione di se e quindi del paziente soccorso.

L’operatore 118 ricorda agli operatori sanitari di indossare preventivamente i presidi di protezione: maschera facciale filtrante con protezione almeno FP2 e guanti in lattice. In caso di manovre invasive sul paziente c’è l’obbligo di indossare anche il camice impermeabile e gli speciali occhiali protettivi. Nello stesso tempo si fa indossare la mascherina protettiva anche al paziente per evitare l’eventuale diffusione del virus incontrollata nel mezzo di soccorso. Compito del personale sanitario dell’ambulanza è confermare o meno il caso dichiarato sospetto dalla Centrale 118 dandone alla stessa la conferma. Compito dell’operatore di Centrale è contattare il presidio idoneo ad accogliere il paziente dando opportuna comunicazione al Pronto Soccorso ricevente.

Il reparto di destinazione di un caso sospetto è quello delle malattie infettive presente nella struttura ospedaliera. Durante il trasporto il paziente viene monitorato nei suoi parametri vitali e ogni variazione viene sempre comunicata alla Centrale. Come dicevo poco fa, il punto di ingresso della struttura ospedaliera è sempre il Pronto Soccorso. Nel caso di sospetto Coronavirus, il paziente rimane sul mezzo e non viene conferito all’interno. Si vuole in questo modo evitare l’esponenziale diffusione all’interno della struttura. L’infermiere addetto al triage darà le indicazioni per il conferimento del paziente al reparto delle malattie infettive che, a Verona, sono presenti nelle strutture ospedaliere di Negrar, Policlinico di Borgo Roma e Legnago.

Al Polo Confortini di Verona, uno dei punti di arrivo previsti per pazienti con gravi infezioni da Coronavirus che necessitano di ricovero nella Terapia Intensiva, sono in fase di allestimento tende di pre-triage per fare fronte ad una possibile escalation della malattia.

Da qui in poi scatta un’ulteriore fase altrettanto importante: la sanificazione del mezzo usato per il trasporto e lo smaltimento del materiale infetto. Guanti, mascherine protettive, camici ed eventuali  maschere per l’ossigeno vengono stoccate in  un apposito contenitore per materiale infetto. L’ambulanza viene posta fuori servizio fino alla sua completa sanificazione: trenta minuti con le porte aperte mentre si procede alla disinfezione delle superfici interne con clorexidina, un presidio medico chirurgico adatto allo scopo. Infine, se il caso risulta positivo a seguito dell’accertamento diagnostico, ne viene data comunicazione alla Centrale 118 che comunica l’eventuale terapia profilattica e le precauzioni da adottare da parte dell’equipe che ha svolto il servizio.

Quanto sin qui descritto permette quindi di dire che, a Verona come in tante altre parti d’Italia, il Sistema Sanitario Nazionale si è mosso tempestivamente dandosi un’organizzazione e mettendo in campo competenze e capacità organizzative. Il mio invito personale a tutti i cittadini è ad avere fiducia nelle istituzioni sanitarie infondendo loro coraggio e forza con atteggiamenti costruttivi, partecipativi e positivi. Non è il momento delle critiche, è il momento del sostegno. Ad emergenza finita si tireranno le conclusioni. Dagli errori che verranno eventualmente commessi si può imparare, con la  critica a priori, sterile e spesso strumentale, non si costruisce niente di utile.

Sono nato a Bussolengo l'8 ottobre 1966. Risiedo a Lugagnano sin dalla nascita, ho un figlio. Sono libero professionista nel settore della consulenza informatica. Il volontariato è la mia passione. Faccio parte da 30 anni nell'associazione Servizio Operativo Sanitario, di cui sono stato presidente e vicepresidente e attualmente responsabile delle pubbliche relazioni. Per 8 anni sono stato consigliere della Pro Loco di Sona. Ritengo che la solidarietà, insita nell’opera del volontario, sia un valore che vale la pena vivere ed agire. Si riceve più di quello che si dà. Sostengo la cooperazione tra le organizzazioni di volontariato di un territorio come strumento per amplificare il valore dei servizi, erogati da ognuna di esse, al cittadino.