Dopo la fase acuta dell’emergenza sanitaria coronavirus, in questi giorni ha riaperto finalmente alle visite dei parenti la casa di riposo di Lugagnano.
In un panorama di case di riposo in tutta Italia nelle quali nei mesi della pandemia si è consumato un dramma senza precedenti, con un tragico numero dei contagi e dei decessi fra gli ospiti delle strutture, la Papa Giovanni Paolo II di Lugagnano ha rappresentato una felice eccezione: nemmeno un positivo e nemmeno un deceduto.
Probabilmente, su questo ha inciso la decisione lungimirante del Sindaco di Sona Gianluigi Mazzi e dalla coordinatrice della struttura Laura Ceresini di sospendere le visite di parenti e visitatori, presa il 6 marzo, due giorni dopo il primo caso di positività al virus registrato nel territorio sonese. Da allora, gli unici a poter entrare sono stati i dipendenti, sottoposti quotidianamente al monitoraggio delle condizioni di salute.
Come si diceva, ora finalmente a distanza di quattro mesi, con una situazione epidemiologica ancora di allerta (è di ieri la notizia di un positivo a Sona) ma sotto controllo, è arrivata la decisione di riaprire alle visite, pur con una serie di regole stringenti per tutelare gli ospiti ed il personale che discendono direttamente dai protocolli nazionali e regionali.
Innanzitutto, per la stagione estiva e compatibilmente con le condizioni del residente, devono essere privilegiate le visite utilizzando spazi esterni della struttura, sempre nel rispetto delle regole di igiene e sicurezza.
Il famigliare deve rispettare le norme di accesso definite dal servizio e le misure preventive alla diffusione delle malattie trasmissibili per via respiratoria ed è sempre accompagnato da personale del servizio al fine di garantire il rispetto dei percorsi di sicurezza interni e i passaggi per la vestizione e svestizione dei dispositivi di protezione.
In merito all’organizzazione degli accessi, deve essere effettuata un’adeguata programmazione degli orari delle visite, per garantire la sicurezza climatica dei residenti e la corretta gestione delle attività di cura (evitare gli orari troppi caldi, i momenti dei pasti, della somministrazione terapie…). E’ stata individuata una zona dedicata dove sono effettuate le visite e allestite postazioni per i colloqui che devono garantire l’adeguato distanziamento sociale, essere facilmente sanificabili al termine di ogni colloquio, essere facilmente controllabili a vista dal personale addetto alla sorveglianza, avere un percorso dedicato, sicuro e breve di accesso/uscita dalla struttura escludendo, laddove gli spazi e gli accessi della struttura lo permettano, la permanenza dei famigliari all’interno. Inoltre, nelle postazioni è posizionata una barriera (vetro, plexiglass, o altro materiale idoneo a bloccare la diffusione di droplets) tra i famigliari visitatori e l’anziano.
I famigliari, in occasione di ogni accesso, sono sottoposti a triage con rilevazione di sintomi per patologia respiratoria e della temperatura corporea. La rilevazione di temperatura oltre i 37,5°C o la presenza di sintomi (tosse, astenia, dolori muscolari diffusi, mal di testa, raffreddore, difficoltà respiratoria, mal di gola, congiuntivite, diarrea, vomito, aritmie, episodi sincopali, disturbi nella percezione di odori e gusti) comporta il divieto di accesso e la conseguente sospensione della visita, oltre al consiglio di immediato rientro a domicilio consigliare e contatto telefonico con il proprio medico curante. I partenti devono inoltre compilare il questionario elaborato dalla Regione Veneto “checklist di valutazione all’ingresso del visitatore”.
Gli ingressi dei visitatori sono limitati e scaglionati. Nello specifico, per ogni ospite, la visita deve prevedere al massimo 2 persone contemporaneamente presenti ed una durata indicativa di massimo 30 minuti. E’ obbligatorio indossare i DPI (mascherine chirurgiche e guanti): la mascherina è fornita dal servizio, all’esterno il famigliare deve avere la sua personale. E’ obbligatorio prima di indossare i guanti sanificarsi le mani con apposito gel disinfettante. Inoltre, in questa fase di emergenza è vietato portare alimenti, anche se confezionati.
Per far visita ai propri cari si deve prendere appuntamento telefonico; viene compilato un registro di accessi alla struttura che viene conservato almeno per i 14 giorni successivi alla data di visita; non è consentita l’interazione con gli altri residenti della struttura.