Coronavirus: come dovrà essere la fase 2 a Sona? Apriamo un dibattito sulle priorità

Il Cardinale Richelieu, che di come far funzionare le cose secondo i suoi voleri qualcosa sapeva, una volta scrisse che “L’esperienza dimostra che, se si prevede da lontano il disegno che si desidera intraprendere, si può agire con rapidità una volta venuto il momento di eseguirlo”.

Anche a Sona è sicuramente tempo che si inizi a ragionare seriamente di fase 2, quella che ci permetterà con maggio di andare in parte oltre l’emergenza sanitaria che ha confinato in casa la nostra comunità ormai da più di un mese. Le decisioni spettano al Governo e, per quanto di competenza, alla Regione e al Comune. Ma ritengo che sia importante che inizi un dibattito pubblico anche a livello locale su cosa ci aspetta e sui modi nei quali dobbiamo ripensare la nostra comunità.

Vi sono delle certezze indiscutibili. Fino a quando non verrà trovato un vaccino o una cura, sarà necessario convivere con questo virus per un certo periodo di tempo. Forse per tutto il 2020. Questo comporta che anche al termine del lockdown stretto dovremo tutti continuare a spostarci con mascherine e guanti, rispettando le distanze tra persone.

Ma si tratta di una situazione che possiamo gestire e che non deve impedirci di far ripartire la nostra comunità. Sia sotto il profilo economico che sotto quello sociale.

La paura del contagio non deve limitarci nel ritornare, come in parte abbiamo continuato a fare, a servirci dei nostri negozi di paese e pure dei negozi presenti nei centri commerciali, dove – ricordiamolo – lavorano tantissimi dei nostri concittadini. Come dovremo continuare a rivolgerci (quando riapriranno) dei nostri artigiani, delle nostre parrucchiere e delle nostre estetiste, dei nostri studi professionali.

Saranno necessarie da parte di tutti attenzione e pazienza per imparare a convivere con ingressi contingentati, prenotazioni, code, attese. Ma si può fare, e lo dobbiamo soprattutto fare da subito per non desertificare il panorama economico locale.

Tante sono però le incognite sulla tenuta del sistema e su quanti tra imprenditori, artigiani ed esercizi locali riusciranno a superare senza troppe ferite questa crisi. Sperando che non vi sia chi proprio non riuscirà nemmeno a ripartire. Abbiamo superato nell’ultimo secolo due devastanti guerre mondiali, dobbiamo essere in grado di andare oltre questa emergenza. Facendo anche leva sulle capacità che, da italiani, sempre sappiamo dimostrare soprattutto nel momento della prova.

A livello istituzionale priorità deve essere sicuramente data alle politiche per la famiglia. Il nostro Comune si è sempre dimostrato sensibile a questo tema e siamo certi che anche in questo frangente Sona saprà fare il proprio dovere, magari attingendo da capitoli di spesa che oggi, purtroppo, vanno necessariamente sacrificati, come gli appuntamenti culturali estivi.

Una lunga stagione di fatiche certe attende le nostre famiglie anche nella gestione dei figli, trovandosi a dover affrontare un lungo periodo segnato da scuole chiuse e da un’estate che si annuncia complicata. Il vicesindaco di Sona Merzi, intervistato dal Baco, qualche giorno fa, ha fatto intuire, parlando di altro, che non è previsto che si tengano i tradizionali grest a garantire accoglienza nel periodo delle vacanze. Se questo venisse confermato significherebbe per le nostre famiglie un orizzonte sterminato privo di occasioni di animazione per i bambini da qui a settembre quando (si spera) riapriranno le scuole. Con i genitori al lavoro e i nonni probabilmente ancora impossibilitati ad occuparsi dei nipoti per motivi di rischio contagio.

Ritengo necessario che le varie parti sociali – servizi sociali del Comune, associazioni, parrocchie – già da ora inizino a sedersi attorno ad un tavolo (virtuale) per ragionare su questo problema. Che rischia di essere il vero grande tema dei prossimi mesi anche sul nostro territorio. Serve assolutamente trovare il modo per proporre comunque un’offerta di supporto durante il giorno alle famiglie con figli per i prossimi mesi. Pur limitato, ma qualcosa deve essere messo in campo altrimenti veramente non si vede come si potrà venirne fuori.

A livello di comunità, e non è cosa da meno, dobbiamo poi lavorare per ritrovare una serenità che in queste ore sembra progressivamente perdersi. Dopo un inizio incoraggiante, con gli arcobaleni del “Ce la faremo” e lo spirito di vicinanza, ora purtroppo sembrano iniziare a prevalere dinamiche da tutti contro tutti. E specchio peggiore ne sono, come sempre, i social. Nei gruppi Facebook locali iniziano sempre più a fioccare le accuse reciproche, le segnalazioni deliranti, le tesi complottistiche, le grida contro vicini di casa e via via in crescendo Comune, Regione, Stato.

Dobbiamo tutti avere la maturità di riscoprire il senso di una comunità solidale e aperta. Solo una concreta fiducia reciproca, da vicino a vicino, da strada a strada, da quartiere a quartiere, da frazione a frazione, ci permetteranno di affrontare quella che sicuramente si presenta come una sfida pari, se non superiore, a quella che abbiamo già vissuto da febbraio ad oggi.

Fiducia che necessariamente dovrà essere abbinata alla serietà del massimo impegno personale, senza la pretesa di prestazioni o aiuti dei quali magari non abbiamo bisogno mentre sono indispensabili per chi ci abita accanto. Il secondo dopoguerra in Italia fu tale perchè segnato da un incredibile sforzo collettivo di fare, di creare, di lavorare, di contribuire alla ricostruzione. Nessuno se ne stette seduto in attesa che l’aiuto piovesse dall’alto.

Non permettiamo che i legittimi timori del contagio e del futuro economico incerto ci paralizzino. L’imbarcazione è la stessa, il mare inquieto da attraversare è comune. Ha qualche senso non provare a remare assieme?

Nato nel 1969, risiede da sempre a Lugagnano. Sposato con Stefania, ha due figli. Molti gli anni di volontariato sul territorio e con AIBI. Nella primavera del 2000 è tra i fondatori del Baco, di cui è Direttore Responsabile. E' giornalista pubblicista iscritto all'Ordine dei Giornalisti del Veneto. Nel tempo libero suona (male) la batteria.