Coronavirus a Sona. L’intervista del sabato al Sindaco Mazzi: “A Sona non c’è alcun focolaio, ma solo casi sparsi”

Sta volgendo al termine un’altra settimana, la quarta dopo il decreto ministeriale del 9 marzo che ha imposto importanti limitazioni agli spostamenti per contenere la diffusione del coronavirus.

Questo significa che da quasi un mese possiamo lasciare le nostre case solo per motivi di lavoro, di salute o di necessità: uno scenario assolutamente inimmaginabile fino a poco tempo fa, che ha drasticamente rivoluzionato le nostre vite.

Il Sindaco di Sona Gianluigi Mazzi ha prorogato fino al 13 aprile l’ordinanza del 20 marzo, che avrebbe dovuto restare valida fino a ieri: su tutto il territorio comunale rimane quindi vietata l’attività motoria individuale in luogo pubblico, e le uscite per i bisogni dei cani restano consentite solo nelle vicinanze di casa.

È stata però ripristinata la possibilità di accedere alle isole ecologiche per il conferimento del verde, ma solo il lunedì, il mercoledì e il sabato, e nel rispetto di regole precise; è stato inoltre riaperto l’accesso ai parchi per le manutenzioni.

La sollecitazione è ancora quella di restare a casa, perché questo è il solo modo per poter vedere accendersi una luce nel buio di questa situazione. Una situazione che sembra registrare finalmente qualche segnale positivo a livello provinciale, ma che continua a rimanere assolutamente drammatica.

E anche a Sona ci prepariamo a vivere una settimana pasquale che mai avremmo immaginato, con il cuore carico di preoccupazione per un’epidemia che ci fa sentire tutti vulnerabili.

Come ogni sabato, facciamo il punto con il sindaco Mazzi.

A Sona il numero dei cittadini contagiati è arrivato ieri a 49 e questa settimana è purtroppo deceduta un’altra persona, la seconda dall’inizio dell’emergenza. Quali sono i pensieri del sindaco in questi giorni?

Il mio pensiero va ai cittadini che sono deceduti e ai loro familiari. La comunicazione dei decessi arriva all’ufficio anagrafe, accompagnata da una relazione che attesta il collegamento con il coronavirus. Queste morti ci fanno sentire l’impotenza davanti a cui ci mette questa situazione, e questo mi getta un po’ nello sconforto. Riguardo ai contagi, speravo che non raggiungessimo mai questi numeri, anche se lo temevo. Adesso mi vengono forniti anche i contatti telefonici delle persone in quarantena e delle persone positive al virus, quindi posso fare delle telefonate per far sentire loro la presenza e la vicinanza della comunità. Quello che raccolgo è che molto spesso, anche se non sempre, la genesi dell’infezione parte purtroppo da personale sanitario. Non abbiamo un vero e proprio focolaio, nel senso che non abbiamo un paese o una via colpiti in particolar modo. La presenza del virus è abbastanza distribuita, poiché è registrata in tutti e quattro i paesi e in diverse vie. Percepisco che in giro, anche nel nostro territorio, c’è tanta paura di essere contagiati: l’invito che faccio è di fare in modo che non diventi terrore, perché la paura ci consente di metterci in una postura difensiva, mentre il terrore ci blocca. E spero che chi in questo momento si sente così possa farsi aiutare, perché con il terrore si vive male.

Sono passate quasi quattro settimane dal decreto del 9 marzo che ha limitato pesantemente gli spostamenti delle persone per contenere la diffusione dell’epidemia. I cittadini di Sona stanno rispettando le misure previste? Sono ancora in corso i controlli da parte delle forze dell’ordine? Si registrano infrazioni?

Devo dire che nella maggioranza dei casi, i cittadini sono rispettosi. Ogni tanto troviamo qualcuno che si avventura in qualche giro in bicicletta o in qualche passeggiata con il cane che dura chilometri, ma in generale direi che il messaggio di stare a casa è stato recepito. I controlli continuano ad esserci: siamo severi, ma cerchiamo anche di venire incontro alle persone dove possibile, tentando di far capire loro in maniera bonaria che devono tornare a casa. Ci è capitato però di incontrare anche gente che insiste con motivazioni che non sono assolutamente valide, e in quei casi abbiamo sanzionato.

L’ordinanza del 20 marzo, appena prorogata fino al 13 aprile, sarà ulteriormente prorogata?

Sicuramente sì, ma forse con qualche piccola concessione in più rispetto ad adesso.

La provincia veronese sta vivendo il dramma dei contagi e dei decessi nelle case di riposo. La scelta dell’amministrazione è stata quella di chiudere la casa di riposo di Lugagnano già dal 6 marzo, vietando l’accesso a parenti e visitatori. Con il senno di poi, possiamo dire che questa decisione si è rivelata importante. Qual è oggi la situazione nel centro Giovanni Paolo II?

Dopo aver ricevuto, il 4 marzo, la comunicazione della prima persona risultata positiva al virus nel territorio, mi sono sentito con la direttrice del centro Laura Ceresini e insieme abbiamo deciso di chiudere. Ero molto convinto di questa decisione, perché già in quel momento il mio timore era che potesse succedere qualcosa di grave proprio all’interno di un’isola per anziani, però mi è dispiaciuto molto, e devo dire che mi sentivo anche un po’ in colpa. Pure la mia nonna è ospitata lì, e ho scritto ai miei familiari per dire che se avevo preso quella decisione era per il bene degli ospiti. Questo ha fatto sì che ad oggi siamo riusciti ad evitare le situazioni gravi che invece stanno vivendo altre strutture. Al momento, infatti, nella casa di riposo di Lugagnano non c’è nessun contagio, e non ci sono episodi di febbre.

La prossima sarà la settimana di Pasqua, una festività che occorrerà passare in casa. Cosa raccomanda fin d’ora ai cittadini?

Raccomando ai cittadini di mangiare a casa e di non esagerare con le uscite per la spesa: non c’è bisogno di andare troppe volte al supermercato, ci si può andare una volta in meno e comprare un po’ di più. Questo è un momento in cui le attività locali stanno lavorando, ma occorrerà ricordarsi di loro anche quando l’emergenza sarà finita. L’ho già detto e lo ribadisco: è importante che i cittadini sostengano l’economia locale. Per questa Pasqua occorrerà evitare le funzioni religiose: mi auguro che i nostri sacerdoti siano capaci di interpretare al meglio anche nel rapporto con i fedeli il periodo che stiamo vivendo. La settimana prossima inizieremo anche a erogare i buoni spesa, cosicché possa arrivare qualche aiuto alle persone in difficoltà: magari questo permetterà loro di avere qualcosina in più sulla tavola anche per Pasqua.

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