Arturo Toscanini, nato a Parma nel 1867, si colloca nel gotha dei più grandi direttori d’orchestra di sempre. Della sua straordinaria carriera, che già da giovanissimo lo porta a dirigere l’orchestra della Scala, quella del Metropolitan di New York e i festival di Bayreuth e di Salisburgo, non è secondario il tratto patriottico. Nel 1915 torna in Italia dagli USA, rifiutando importanti contratti all’estero, per dare il proprio contributo con un’ininterrotta tournée al fronte. A fine agosto 1917 si inerpica addirittura con la sua banda sul Monte Santo, appena conquistato, e suona “in faccia agli austriaci” per quattro giorni. Nel marzo 1920 si lancia in un progetto sociale e culturale promosso da Luigi Albertini e dal Sindaco di Milano Emilio Caldara: la trasformazione del Teatro alla Scala in Ente autonomo. L’orchestra viene affidata a lui, che la crea dal nulla scegliendo personalmente oltre cento grandissimi musicisti.
I durissimi mesi dell’emergenza coronavirus sono sicuramente stati segnati a Sona dalla figura del Sindaco Gianluigi Mazzi (sopra nella foto Pachera). Quando anche il nostro territorio è stato travolto dalla tempesta del Covid-19, Mazzi ha da subito preso su di se il peso di guidare la nostra comunità, ora per ora.
Per più di cento giorni Mazzi ha letteralmente vissuto in Municipio, salendo la mattina presto sul colle e facendo ritorno a casa solo quando la sera era già ampiamente scesa su Sona. Sempre vivendo “l’angoscia di attraversare un territorio completamente deserto, con tutta la popolazione costretta in casa”, come racconta nella bella intervista rilasciata alla nostra Federica Valbusa che trovate sullo speciale del Baco dedicato proprio ai mesi di coronavirus a Sona, in edicola da sabato prossimo.
In quei giorni convulsi di lockdown duro, pieni di paure, di dati allarmanti e contrastanti, di tante incertezze, il Sindaco Mazzi ha saputo tenere la rotta senza farsi travolgere, organizzando e coordinando la macchina degli aiuti e disponendo una serie di provvedimenti, talvolta impopolari, che però si sono poi rivelati vincenti. Indicando una direzione, senza cedimenti e senza concedere nulla all’emotività in un momento grave e senza precedenti. Qualità che gli sono state riconosciute anche dai suoi principali ma leali avversari politici in Consiglio Comunale, Flavio Bonometti e Gaspare Di Stefano, che nel corso del primo Consiglio comunale dopo la quarantena l’hanno definito l’uomo giusto al posto giusto, tributandogli l’onore delle armi.
Mazzi ha dimostrato cosa significhi per un Sindaco, nel momento peggiore dal secondo dopoguerra, assumersi in solitudine la piena responsabilità di prendere decisioni difficili. Senza fronzoli, senza parole vuote, sempre badando solo ai fatti, trasmettendo fiducia concreta, guardando non al particolare ma al complesso della situazione. Certamente anche con qualche inciampo, ma con alcune intuizioni che poi si sono rivelate determinanti per il benessere della nostra comunità, come la scelta di blindare la casa di riposo di Lugagnano alle prime avvisaglie di pericolo, riconsegnandola oggi alla comunità senza nemmeno un caso di contagio.
Nel 1920 il Maestro Toscanini donò la sua mitica bacchetta di direttore d’orchestra a Gabriele D’Annunzio. Per Toscanini quella bacchetta non era solo uno strumento di lavoro, era il simbolo della sua incessante ricerca della perfezione. D’Annunzio la portò con sé fino al Vittoriale, dove è tuttora custodita. Quando nel 2016 il Maestro Riccardo Muti ricevette il VII Premio del Vittoriale, gli fu fatta impugnare sul palco dell’Auditorium proprio quella bacchetta. La prese con aria reverenziale, la guardò e d’improvviso scoppiò a ridere osservando che era curva: “Ma allora è vero che la dava sulla testa degli orchestrali!”.
Anche a Mazzi vengono talvolta imputati – pure dai suoi – qualche spigolosità, qualche eccessivo decisionismo e, soprattutto, una leadership solitaria ed un polso di grande autorità nel dirigere il Comune e la sua maggioranza, che sono la sua orchestra. Critiche che hanno un fondamento. Ma che possono anche essere considerate punti di forza, specialmente quando chi si trova al comando ha poche alternative al decidere da solo. E che, soprattutto, sono determinanti nel momento della prova. E quale prova estrema è stata questa pandemia?
Ora che l’emergenza è finita (ma l’attenzione va tenuta comunque alta) e che le acque sono tornate quiete, è giusto e doveroso ricordare chi nel pieno della tempesta ha sempre saputo cosa fare, e che ha fatto ciò che andava fatto. Per questo oggi, sul principio di questa estate inedita, quando i positivi e i contagi sono finalmente zero, il nostro elogio va al Sindaco di Sona Gianluigi Mazzi.