Pensando a quale parola, più di altre, mi sia risuonata dentro in questi tre mesi di pandemia COVID-19 non ho potuto non porre l’attenzione ad una in particolare: solidarietà.
Cercando nel web una definizione della parola solidarietà, aldilà del mio pensiero, ho trovato più definizioni e più sinonimi. La definizione che più di altre mi ha colpito è stata: “Rapporto di comunanza tra i membri di una collettività pronti a collaborare tra loro e ad assistersi a vicenda condividendo ansie, paure, dolori, azioni”.
La solidarietà è un sentimento che si manifesta anche verso un’idea, un progetto o una causa. La declinazione più adatta a tempi di “tsunami da coronavirus”, è quella che più si avvicina alla definizione qui sopra: parliamo di solidarietà sociale. Quel sentimento che, oltre a trovare spazio nell’animo e nel cuore, si ammanta anche di concrete azioni di mutuo aiuto, meglio ancora se gratuito ma non necessariamente.
Un mutuo aiuto che è anche e soprattutto comprensione dello stato di bisogno e di difficoltà della persona o del gruppo di persone che ci troviamo di fronte. E’ la condivisione di uno stato di bisogno che ci porta ad immedesimarci con l’altro, a non girarci dall’altra parte, a non farci vincere dall’indifferenza. Si è abituati a identificare la solidarietà con la S maiuscola quando si manifesta nelle imponenti ed evidenti azioni delle raccolte fondi pubbliche che portano alla donazione di denaro, materiali, apparecchiature, giorni di lavoro che concorrono, tutte assieme, alla realizzazione di grandi progetti per bene sociale comune.
In questi tre mesi queste azioni hanno reso l’Italia, pur tra mille difficoltà, un paese di cui andare fieri. Sono nati dal niente ospedali, reparti di rianimazione, strutture di accoglienza. E’ arrivato tantissimo denaro e con esso ingenti forniture di apparecchiature salvavita quali i respiratori polmonari e tanto altro o Dispositivi di Protezione Individuale. Una calamità pubblica ha ottenuto la consueta ed incredibile risposta del paese Italia, delle sue aziende produttive e dei suoi cittadini.
Mi sono battuto orgogliosamente sul petto per questo. Sono un italiano e il paese i cui sono nato e in cui vivo sa regalarmi grandi emozioni quando c’è da tirarsi su le maniche e stringere la mano di chi è in difficoltà. La solidarietà dei grandi numeri è quella cosa benedetta da Dio che sale agli onori della cronaca, come è giusto che sia, e che ottiene il maggior risultato dal punto di vista del sentirsi tutti parte di una causa comune. Si porta in dote però una conseguenza che è fisiologica e naturale: il graduale oblio della partecipazione e della continuità.
A botta calda la sensibilità personale ha i ricettori molto aperti ed è pronta a farsi permeare dal sentimento solidale. Difficilmente si riesce a rimanere insensibili agli stimoli che toccano l’animo e il cuore. E tutto ciò genera i grandi risultati di cui ho parlato. E’ poi l’altro fattore, la continuità nel tempo, che conferisce al moto solidale la forza di non far mai mancare il supporto a chi ne ha bisogno. Ecco che allora si può affermare che esiste anche la solidarietà quella con la S apparentemente minuscola. Quella fatta dai piccoli ma grandi gesti che si replicano nel tempo con costanza, sinonimo di partecipazione sentita e interiorizzata. E’ la solidarietà del pianerottolo, della casa vicina alla tua, dell’emporio solidale che distribuisce i pasti ai più bisognosi, del centro che assiste le donne in difficoltà, delle associazioni che si occupano di anziani o di portatori di handicap, della spesa solidale, dei farmaci presi in farmacia e consegnati a domicilio, dell’assistenza alle persone senza rete famigliare.
E’ la solidarietà low-cost perché necessita in parte di sostegno economico ma vive grazie e soprattutto al tempo e alla disponibilità che una persona può donare. Non sale in maniera evidente agli onori della cronaca per i grandi risultati che genera nel poco tempo, ma sale agli onori della giustezza umana per quello che sa generare con costanza, dedizione ed amore tutti i giorni a lungo nel tempo.
E’ la solidarietà che ti regala quelle piccole e semplici emozioni che ti fanno vivere meglio e con una consapevolezza diversa la tua giornata. Quando la mattina mi capita di trovarmi in colonna in macchina recandomi al lavoro ed incrocio nell’altra carreggiata una macchina che deve svoltare alla sua sinistra impegnando la carreggiata del mio senso di marcia, ascolto il piacere che mi monta dentro nel fare un semplicissimo gesto di cortesia qual è il concedere il passaggio a chi deve svoltare. E’ una sottile percezione di benessere interiore. E’ la stessa sensazione che si vive nel compiere i gesti di solidarietà concreta di tutti i giorni. I gesti quelli semplici, quelli che ti impegnano nel compiere azioni semplici ma grandi umanamente parlando.
La comunità di Sona ha saputo esprimere ogni tipo di solidarietà durante l’emergenza coronavirus. Sia quella dei grandi numeri che portano ai grandi risultati collettivi, sia quella delle tante piccole singole azioni solidali che portano comunque e sempre ai grandi risultati collettivi.
Due facce della stessa grande medaglia. Se dovessi rispondere alla domanda su cosa vorrei che questo periodo di difficoltà lasciasse in dote alla comunità non avrei dubbi su cosa dire: vorrei che ogni cittadino non avesse timore nel lasciarsi coinvolgere nella rete delle piccole e semplici e quotidiane azioni di altruismo. Sono quelle alla portata di tutti, sono quelle che fanno percepire il senso della vita in modo diverso e che aiutano a costruire le fondamenta di una società migliore.