Si è concluso il cineforum organizzato dal Circolo NOI di Lugagnano (clicca qui per vedere qual è stato programma della rassegna), al quale ha partecipato un numeroso pubblico, anche al di fuori della frazione.
L’Assessore alla cultura del Comune di Sona Gianmichele Bianco, che ha aperto la rassegna, commenta così il successo di quest’ultima edizione: “Ho partecipato sia da cittadino sia da rappresentante dell’Amministrazione comunale e affermo che sono stati proiettati film di qualità, in quanto hanno saputo provocare il pubblico su tematiche forti e importanti, miscelando vari generi e stili cinematografici. Sono stato, inoltre, molto colpito dall’ottima organizzazione con cui è stata affrontata la proiezione dei film, la presentazione iniziale e la critica e il dibattito finali, che hanno coinvolto maggiormente gli spettatori. È sicuramente un’attività da mantenere viva e da riproporre prossimamente.”
Peccato che il nostro cineforum lugagnanese non rifletta precisamente le sorti del cinema nazionale ed internazionale: vuoi per la possibilità di scaricare film da casa, vuoi per la maggiore diffusione di schermi di qualità, formato salotto, vuoi, inoltre, la possibilità di avere tutto e subito con un comodissimo click, oggi l’esperienza cinematografica sta cambiando. E scomparendo.
Numerosi registi del cinema contemporaneo si dimostrano pungenti e critici riguardo a ciò, come Woody Allen, che in un’intervista a L’Espresso afferma provocatoriamente: “Parlo con gli studenti di cinema e mi dicono, ‘Sì, certo, Lawrence d’Arabia, l’ho visto. Quarto Potere? Anche’. Poi scopro che li hanno visti sull’iPhone. Per uno come me è scoraggiante. Terribile”; e Quentin Tarantino, che già a Cannes aveva asserito che le proiezioni digitali sono “la morte del cinema” e che “questa generazione di spettatori” che si accontenta della scarsissima qualità di un film in streaming “è senza speranze.” Il concetto di cinema inteso come maxischermo, come avventura condivisa da tutto il pubblico in sala, è, pertanto, evoluto. Oggi al cinema si cercano forti emozioni, la spettacolarità delle immagini, la tensione adrenalinica. Non più i dialoghi, non più la poesia letteraria.
Oggi un film tende ad assumere le caratteristiche di un mero prodotto commerciale, oggetto di aggressive operazioni di marketing, un bene prodotto da un’impresa che compete su un mercato concorrenziale, la quale è costretta ad alzare il budget di produzione, ottenere un risultato sempre più spettacolare, pompato di effetti speciali, o ricorrere ad un semplice prequel, sequel, reboot, remake o spin-off, dividendo, magari, in due parti il capitolo finale.
Ad esempio: se al cinema ti è piaciuto Iron man, non puoi perderti Iron man 2 e Iron man 3, e poi Avengers, ma allora devi vedere anche Captain America (e i suoi due sequels) e Thor (e i suoi due sequels); e il medesimo ragionamento vale anche per Jurassic Park, Terminator, Star Wars, Fast and Furious, X-men, Men in Black, Pirati dei Caraibi, Transformers, Lo Hobbit, Mission: Impossible, Il pianeta delle scimmie, Harry Potter, Batman e Superman, e via dicendo. Ciò non significa che non siano buoni film a priori, poiché ogni film va analizzato singolarmente, a prescindere dal resto. Tuttavia, in una realtà parallela dell’estate scorsa scopriamo che ci sarebbe piaciuto di più vedere un film originale rispetto a Jurassic World o I Minions; se a Christopher Nolan avessero chiesto di dirigere il remake di Superman, L’Uomo d’acciaio, probabilmente non avremmo visto Interstellar; se Steven Spielberg avesse diretto i sequels del film Lo squalo, non avremmo Racconti ravvicinati del terzo tipo.
Ma lo spettatore ha delle alternative, ovvio: i grandi, anzi, grossi film non precludono la realizzazione anche di piccole perle, di film d’autore sensazionali e provocatori (clicca qui per vedere i migliori film del 2015).
Ma bisogna andare al cinema per poter apprezzare in toto la settima arte e per poter veramente arricchirsi grazie (solo) all’esperienza cinematografica.
.