Cassese ed i generali senza soldati della politica a Sona

Un attento osservatore delle vicende pubbliche come Sabino Cassese nel suo ultimo saggio dedicato alla necessità ormai inderogabile di una profonda riforma della pubblica amministrazione in Italia, indica una serie di fattori che possono essere presi come indicatori dello scollamento sempre più evidente tra istituzioni e cittadini.

Nell’ambito della partecipazione, Cassese indica come uno dei motivi della perdita di passione ed impegno nell’attività politica il fatto che nei partiti e nelle liste civiche giocano un ruolo preponderante, se non quasi esclusivo, gli eletti invece degli iscritti o dei componenti, come sarebbe nella normalità delle cose.

Si tratta di un fenomeno assolutamente evidente e riscontrabile anche nella nostra politica locale.

Anche a Sona l’unica fiammata di partecipazione politica si registra nei mesi precedenti le elezioni amministrative, con frenetiche riunioni nel segreto delle taverne, siti internet e pagine social che spuntano come funghi e candidati che ci troviamo ovunque, anche sulla porta di casa. Basti dire che nel 2018, per le ultime amministrative a Sona, i candidati furono addirittura 106. Ma si tratta solo fiammate, appunto, tanto è l’assoluto deserto di partecipazione attiva dal giorno dopo le urne e per i successivi cinque anni.

Ma che fine fa quell’enorme numero di candidati? Perché la politica non è in grado di coinvolgere loro, e con loro la cittadinanza intera, in un dibattitto pubblico continuo che non si esaurisca nella stagione elettorale?

Dare delle risposte è complesso. Ci sono motivi epocali, come la polverizzazione della società, anche a seguito della desertificazione creata dagli anni della pandemia, e ci sono motivi storici, come la progressiva perdita di reputazione e considerazione dell’attività politica, da far risalire agli anni di Tangentopoli e che prosegue ancora oggi.

Ma vi è sicuramente pure il tema indicato da Cassese. Anche a livello locale i partiti e le liste civiche riescono ad assegnare un ruolo effettivo solo agli eletti, emarginando ed infine allontanando tutti coloro che nella fase elettorale hanno provato, anche con entusiasmo, a far parte di quei movimenti. Generali senza truppe, come si usa dire.

Quella degli eletti, di maggioranza come di minoranza, di ostinarsi ad occupare tutti gli spazi, sia operativi che organizzativi che comunicativi, è una miopia grave perché se nell’immediato porta indubbiamente visibilità, e quasi solo di visibilità vive oggi la politica, alla lunga lascia macerie.

Manca la capacità di aggregare le persone in gruppi veri, che sanno lavorare assieme nel lungo periodo, capaci di includere, nei fatti e non a parole, che sanno favorire quella partecipazione di cui le nostre comunità hanno bisogno assoluto. Passato il voto chi si trova sul colle governa, o fa opposizione, e tutti gli altri vengono progressivamente dimenticati, lasciati al margine di progetti che, nella fase elettorale, promettevano condivisione di lavoro ed obbiettivi. Ma che vengono invece riposti nel cassetto, nel silenzio assoluto.

Salvo poi arrivare nuove elezioni. E così si torna a stupirsi della scarsa partecipazione dei nostri concittadini, si torna a creare o ricreare gruppi e si torna letteralmente a suonare ai campanelli casa per casa, associazione per associazione – come stiamo vedendo accadere in questi giorni – per trovare candidati introvabili.

Pronti a scaricarli ad urne chiuse, quando il loro ruolo di pedine senza voce in lista elettorale sarà nuovamente esaurito.

Per conoscere tutto sul prossimo voto a Sona consulta la sezione speciale del nostro sito dedicata alle elezioni amministrative 2023.

Nato nel 1969, risiede da sempre a Lugagnano. Sposato con Stefania, ha due figli. Molti gli anni di volontariato sul territorio e con AIBI. Nella primavera del 2000 è tra i fondatori del Baco, di cui è Direttore Responsabile. E' giornalista pubblicista iscritto all'Ordine dei Giornalisti del Veneto. Nel tempo libero suona (male) la batteria.