Cà di Capri a Lugagnano, Rotamfer: “Si può chiudere la discarica un anno prima, i nostri dipendenti rischiano la cassa integrazione”

Lato est del secondo lotto

La richiesta presentata in Regione salverebbe i dipendenti di Rotamfer dalla cassa integrazione e porterebbe ad anticipare la chiusura definitiva della discarica di almeno un anno. A dirlo è Fabio Beltrame, responsabile tecnico della ditta che gestisce la Cà di Capri a Lugagnano.

La notizia era stata data dal Baco in esclusiva: Rotamfer, ditta che si occupa della demolizione di veicoli, vorrebbe che venissero modificate le prescrizioni 6 e 7 del decreto 43/2018, per la sostituzione di parte dei rifiuti da conferire in conto terzi con rifiuti in conto proprio.

Nello specifico, ha chiesto alla Regione la possibilità di conferire car fluff, cioè rifiuto in conto proprio, anziché inerti, cioè rifiuto in conto terzi, per un volume pari a circa 65.000 metri cubi. Il motivo per cui tale richiesta sta costituendo oggetto di dibattito è che la modifica, se autorizzata dalla Regione, andrebbe a contrastare parte della convenzione stipulata fra Rotamfer, Comitato e Comune nel settembre del 2017, in cui si stabiliva, tra le altre cose, che non venisse conferito car fluff oltre un certo quantitativo, che ad oggi risulta essere stato già raggiunto. Il Comitato si è già schierato per un deciso no, anticipando l’intenzione di presentare ricorso qualora la Regione autorizzasse la modifica, e il Comune, invitato dalla Regione stessa a inviare un parere scritto in merito alla richiesta di Rotamfer, ha espresso per il momento una posizione contraria, pur nella disponibilità al dialogo.

Credo sia innegabile – dichiara Beltrame – che il mondo e la situazione economica in questi anni e, particolarmente, in quest’ultimo anno abbiano subito radicali evoluzioni e trasformazioni. Questo comporta per le ditte, in particolare per quelle che operano in settori che hanno a che fare con materie prime e che necessitano di grandi quantità di energia per lavorare, degli sforzi ingenti per mantenersi in attività e non chiudere o licenziare il personale”.

Quella presentata nelle scorse settimane da Rotamfer, ditta che si occupa della demolizione di veicoli, è una richiesta su cui i riflettori si sono accesi quest’estate, ma che non rappresenta certo un fulmine a ciel sereno, sicuramente non per l’amministrazione comunale che, proprio in questo periodo, ne sta dibattendo al proprio interno con posizioni differenti, tra possibilisti e contrari. Beltrame spiega infatti che Rotamfer aveva illustrato preliminarmente la richiesta ai rappresentanti di amministrazione, Comitato e Legambiente durante un incontro tenutosi ancora nel settembre 2021.

Inoltre specifica: “Assolutamente non viene chiesto nessun ampliamento, modifica della sagoma o altezze, volumetrie o nuovi codici, ma semplicemente di poter proseguire con il conferimento, per una frazione del volume disponibile, del rifiuto derivante dalle operazioni di recupero delle materie prime-seconde, vitali per la nostra economia priva di miniere di approvvigionamento; tale attività risulta ancora più importante a seguito dell’inizio in quest’anno del conflitto Russia-Ucraina che ha di fatto bloccato le importazioni dei metalli dalle nazioni coinvolte con ripercussioni considerevoli sulla nostra economia”.

A fronte della richiesta presentata in Regione, Rotamfer ha espresso fin da subito la disponibilità a incrementare il contributo che riconosce al Comune per il car fluff conferito; inoltre “qualora venga autorizzata la sostituzione dei codici nei conferimenti – aggiunge Beltrame -, la ditta si rende disponibile a riconoscere ulteriori fondi da devolvere o destinare, a discrezione degli enti e della popolazione, ad attività nel mondo del sociale, protezione civile o quanto altro possa essere di interesse della cittadinanza”.

Beltrame sottolinea come l’eventuale accettazione da parte della Regione della richiesta presentata porterebbe ad un’accelerazione della chiusura definitiva della discarica, con tempi che si accorcerebbero di almeno un anno. Al contrario, “la mancata possibilità di proseguire l’attività di recupero, qualora non autorizzata la variazione dei conferimenti in discarica, produrrà costi sociali ingenti – conclude Beltrame – in quanto la ditta sarà costretta ad attuare la cassa integrazione per i dipendenti dovendo cessare l’attività al rientro dalle ferie estive”.

Nata nel 1988, coltiva la passione per la scrittura da quando era bambina. Da ottobre 2020 è Vicedirettore del Baco, per cui scrive da quando aveva 17 anni. Laureata in Scienze filosofiche all’Università San Raffaele di Milano, ha poi conseguito il dottorato di ricerca in Scienze dell’educazione e della formazione continua all’Università di Verona, dove ora insegna. È giornalista pubblicista, iscritta all’Ordine dei giornalisti del Veneto, e ha collaborato per dieci anni con il quotidiano L’Arena, come corrispondente per il territorio sonese.