“Bussolengo, un secolo di passione per il calcio”. Il presidente Emilio Montresor, tra ricordi e valori forti

La passione per il calcio a Bussolengo ha lontane origini, già nel 1918 si trovano i primi segni di questo grande amore, ma è nel lontano 1923 che un gruppo di amici vogliosi di fondare una società di calcio nel paese si riunirono e posero le basi, con il primo statuto, a questa fantastica e nuova avventura che arriva proprio quest’anno a compiere un secolo di vita. Un’importante realtà del nostro territorio, tra le più fiorenti di tutto il panorama provinciale.

Il presidente fondatore fu Virgilio Motta e le prime partite venivano disputate affrontando squadre vicine al paese, incontri che negli anni diverranno sfide campanilistiche di notevole interesse e molto sentite dalla popolazione.

Prima che venisse individuato lo spazio degli impianti sportivi Carlo Adami di via Molinara, le partite si giocavano sul campo della Boschetta, a Villa Spinola, ed in piazza san Valentino. L’entusiasmo ed il calore dei tifosi paesani era sempre al massimo.

Nel 1934 il Bussolengo vinse il campionato e ne parlò addirittura la mitica Gazzetta dello Sport, che scrisse: “una piccola squadra priva di mezzi, ma sorretta dalla passione e da una volontà ferrea, è riuscita a diventare campione, imbattuta e perciò stimata”. Da allora quello spirito non è mai cambiato, diventando negli anni la spina dorsale ed il segno distintivo della società.

Il Bussolengo nel 1958. Sopra la prima squadra nel 1929.

Durante lo stop dei campionati a causa della Seconda Guerra Mondiale le sfide del Bussolengo continuarono contro i militari tedeschi al campo Boschetta perché il San Valentino era pieno di cannoni e carri armati.

La storia non si ferma e va avanti, la squadra cresce sempre di più fino alla prestigiosa vittoria della Coppa Veneto 1957-58, quando la compagine bussolenghese superò in finale la formazione dello Schio. È un traguardo che segna l’epoca d’oro del calcio a Bussolengo, con una società capace di sfornare giocatori professionisti del calibro di Nino Motta, che ha giocato anche nel Bologna, Giancarlo Savoia, che ha vestito anche le maglie di Hellas Verona e Atalanta, Cesare Maccacaro poi del Verona, Alessandria e Genoa e Loris Lonardi giocatore anche di Verona e Palermo. Oltre a loro, anche altri che hanno ottenuto buoni risultati in ambito professionistico.

Oggi il vivaio dell’associazione Calcio Bussolengo è tra i più vigorosi della provincia, gli impianti sportivi di via Molinara, intitolati al compianto Carlo Adami, sono frequentati da tantissimi appassionati, più di 300, dai ragazzini della scuola calcio, agli atleti della prima squadra. Numeri che danno l’idea dell’importanza di questa società sportiva nel contesto del paese.

Il calcio Bussolengo nel 1975.

Visto l’importante traguardo raggiunto siamo andati ad intervistare il mitico presidente Emilio Montresor, in carica da ben 28 anni, grande appassionato di calcio e soprattutto della squadra dai colori rosso e verdi ASD Bussolengo Calcio.

Complimenti presidente! Un grande traguardo i cento anni, deve essere una bella soddisfazione.
La festa per i cento anni della squadra è stato un bellissimo momento, si è svolta durante la Fiera di San Valentino, ma i preparativi sono iniziati quasi un anno prima, Presso il teatro Parrocchiale, alla presenza dell’intero staff dirigenziale, si è raccontato la storia del Bussolengo calcio, come fosse una chiacchierata tra amici ed è stata una serata stupenda. Inoltre, è stata allestita un interessante mostra fotografica, organizzata da Daniele Lonardoni e Giampaolo Friggi, in via Mazzini. Abbiamo sentito forte l’affetto e la simpatia non solo dei nostri tifosi, ma di tutti i bussolenghesi.

Come le è venuta l’idea di diventare presidente di una squadra di calcio?
Mi ci sono trovato quasi per caso. Nella stagione 1995/96 l’ex presidente Cinquetti decise di dimettersi dalla carica, in quell’epoca ci giocava anche mio figlio nel Bussolengo. Premetto che io sono un presidente atipico in quanto non ho mai giocato a calcio, ma nessuno si faceva avanti per acquisire la società e la preoccupazione che tutto andasse a morire mi turbava, ho deciso di farlo io e dopo ben 28 anni sono ancora qua.

Il presidente del Bussolengo calcio Emilio Montresor.

È un lavoro impegnativo?
Quando le cose vanno bene non lo è affatto ed è anche molto gratificante, io sono solo un organizzatore di persone, ho un gruppo di trenta collaboratori, tra dirigenti, direttori sportivi, coordinatori, segretari ed allenatori che si impegnano con me, mi aiutano, mi consigliano e mi supportano in tutte le molteplici attività ed incombenze che ci sono.

E quando le case vanno male? Ho visto che quesga stagione non è iniziata nel modo migliore.
Appunto, quando le cose non vanno a seconda delle nostre aspettative è un lavoro molto difficile ed impegnativo, assorbe molte energie e molte ore per stare vicino alla squadra, seguire gli allenamenti, fare riunioni per capire cosa non va e trovare soluzioni per uscire dalla crisi. Io credo che il momento che sta vivendo la prima squadra sia solo transitorio, di debolezza mentale, appena subiamo un goal invece di reagire ci buttiamo giù e ne prendiamo altri. Ma io credo in questi ragazzi, si allenano in modo eccezionale, eseguendo tutti gli schemi in modo perfetto e si impegnano moltissimo. Abbiamo inserito dei nuovi giovani nella rosa ed a rotazione li facciamo giocare, ma a parte due tre elementi è la stessa squadra che ha fatto un ottimo campionato l’anno scorso. La difesa era una dei nostri punti di forza, in questa stagione stiamo prendendo troppi goal, ma credo che sia solo questione di far scattare la molla giusta ed il nostro campionato sì raddrizzerà.

So che quasi tutti i giocatori sono di Bussolengo, crede che sia possibile che un giorno nasca un talento locale in grado di poter entrare nel mondo dei professionisti?
Sinceramente credo sia impossibile, con il sistema di vita attuale, allenamenti di due volte alla settimana più la partita del sabato, credo sia molto difficile. I vari Savoia, Maccacaro, ecc. giocavano dalla mattina alla sera, tutti i giorni della settimana, noi offriamo un completamento dell’attività motoria, l’obiettivo è impegnare e far giocare i ragazzi più anni possibile. Entrano che sono bambini di 5/6 anni e giocando con costanza e fiducia arrivano ad essere uomini di 15/16 anni, noi non facciamo selezione pura, prendiamo chiunque, abbiamo solo un limite con il numero delle richieste quando sono troppo elevate.

Sul vostro sito appare in evidenza la frase: ”La cosa importante non è tanto il goal ma il percorso che i ragazzi fanno, i valori trasmessi, il sacrificio, il gioco di squadra. È questo che eleva, che porta in alto”. Cosa significa questo slogan?
È un chiaro messaggio che vogliamo dare a tutti, soprattutto alle famiglie ed ai giocatori. È la nostra filosofia, il nostro pensiero fondante. Da noi i ragazzi entrano bambini ed escono uomini, imparano a vivere secondo delle regole precise, in sintonia con gli altri, non c’è la pressione del miglioramento, si pensa più a far crescere buone persone che ottimi giocatori. La società ha delle direttive precise che devono essere rispettate da tutti, chi non è d’accordo con le regole imposte viene allontanato, è l’unica maniera per riuscire a mantener in piedi una struttura come la nostra.

Quale sono state le soddisfazioni più grandi da quando è presidente?
La vittoria ai play-out contro il Pastrengo è stata una delle più grandi soddisfazioni sportive, oltre a regalarci la salvezza in prima categoria, vincere un derby contro una delle nostre più grandi rivali ci ha dato molta gioia, abbiamo fatto una grande festa. Dal punto di vista umano, invece, mi fa molto piacere vedere che i primi giocatori, che c’erano agli inizi della mia carriera da presidente, sono ora divenuti padri di famiglia e vengono ad iscrivere i propri figli alla scuola calcio. Mi da il senso di un ciclo che si completa e mi fa capire che sono molti anni che sono in carica.

La prima squadra del Bussolengo nel 1988.

Cosa si aspetta dal futuro del Bussolengo calcio?
Innanzitutto la salvezza. Credo che il paese di Bussolengo si meriti una squadra in Prima Categoria, c’è molto seguito, da quando non facciamo più pagare il biglietto di entrata la tribuna è spesso piena e siamo arrivati ad avere anche mille spettatori. In programma abbiamo il rifacimento dell’impianto di illuminazione dei campi 1 e 2, il campo 3 verrà rifatto completamente in sintetico e poi speriamo che nei prossimi tre o quattro anni cresca dal settore giovanile qualche buon giocatore, i nostri ragazzi sono la linfa necessaria per rendere forte la prima squadra.

Un’ultima domanda, questa volta il pallone non c’entra. Ho visto che ha ricevuto dal Comune di Bussolengo il premio San Valentino per aver donato 20mile mascherine nel periodo duro del Covid. Ci racconta come è andata?
La nostra azienda ha sempre avuto una grande capacità ad adattarsi ai cambiamenti, nasce nel 1985 come azienda a conduzione familiare e i prodotti iniziali erano elettrodomestici da cucina, poi la richiesta del cliente si sposta anche nel settore dei prodotti in lana e la dinamicità dell’azienda porta ad entrare nel mercato dei materassi, infine abbiamo completato l’intera rete di produzione con la falegnameria e la realizzazione di letti in legno e doghe. Nel periodo del Covid con le macchine ed il materiale già in nostro possesso abbiamo capito di poter realizzare delle mascherine che in quel periodo erano introvabili, tutte cucite a mano, tagliate due alla volta e, pertanto, con costi di manodopera molto elevati. Ne abbiamo prodotte circa 75mila, di cui 20mila donate al Comune che le ha distribuite tramite dei volontari, il rimanente è stato venduto per recuperare almeno in parte i costi di produzione.

Nato nel 1980 residente al Basson da generazioni, ragionerie diplomato all’Istituto Tecnico Commerciale Anton Maria Lorgna. Lavora al Consorzio di Bonifica Veronese da quasi vent’anni. Adora la compagnia, la buona cucina, viaggiare e passare del tempo con i suoi cani. Oltre a scrivere, grazie alle patenti conseguite, realizza video ed immagini con l’uso di droni.