Aumentano i casi di violenza contro i soccorritori di ambulanza: quali riflessioni si possono fare da Sona?

“Questa mattina veniamo allertati per crisi ipertensiva. Giunti sul posto e riscontrata la patologia, l’equipaggio procede al trasporto del paziente presso il nosocomio. I parenti però desideravano un elettrocardiogramma a domicilio e viste le rimostranze del medico, iniziano ad aggredirlo verbalmente con epiteti ingiuriosi. Pertanto il medico si allontana dall’appartamento e dispone il trasferimento del paziente. Giunti in ospedale le offese continuano a colpire il medico”

“Ancora un’aggressione: un petardo è stato lanciato contro il mezzo di soccorso che è bruciato. Siamo in trincea”.

“Per tre volte è stata allertata l’ambulanza sempre per lo stesso paziente. Una persona con distrurbi psichiatrici. Il paziente rifiuta rifiuta la prima volta… si allontana la seconda… la terza alla richiesta di un documento per compilare la ‘scheda intervento’ ha iniziato ad offendere, spintonare e, alla fine, ha sferrato un pugno in pieno volto al soccorritore”.

La fonte di queste narrazioni è la pagina Facebook dell’Associazione “Nessuno tocchi Ippocrate”, un’organizzazione non-profit di Professionisti Sanitari nata a Napoli con l’obiettivo di sensibilizzare e informare la cittadinanza sul delicato e complesso ambito dei servizi di Emergenza Urgenza territoriale che, in Italia, è sotto legida delle Centrali SUEM 118 distribuiti sul territorio nazionale.

Quelli riportati sono solo una minima parte dei racconti pubblicati. Informazione e sensibilizzazione ma anche tutela poiché in questi racconti parlano purtroppo di frequenti, tremende e inqualificabili aggressioni a personale sanitario che interviene in soccorso.

L’associazione nasce a Napoli dove questo problema è più evidente e sentito rispetto ad altre parti d’Italia ma, sia per non cadere nella trappola del qualunquismo ideologico sia per non etichettare con cattivo retrogusto discriminatorio una parte del paese Italia piuttosto che un’altra, va detto che è un fenomeno allarmante e preoccupante che interessa tutto lo stivale italico da nord a sud. In alcune parti d’Italia è meno frequente rispetto ad altre, l’incolumità fisica dei soccorritori è meno a rischio in una regione piuttosto che un’altra, non sempre si tratta di aggressioni fisiche ma talvolta quelle verbali possono essere molto più pericolose, infamanti e ingiuriose rispetto a quelle fisiche.

Il problema di fondo, quello da condannare senza se e senza ma e a tutti i livelli, è il pensiero dilagante che si possa, nelle modalità più disparate e umanamente dequalificate, agire fisicamente e verbalmente contro le istituzioni. Qui non si tratta di libero pensiero democraticamente esponibile, non si tratta di dire o manifestare pubblicamente che si è contrari a qualcosa o a qualcuno. Non parliamo di difesa di diritti sacrosanti sancita dalla costituzione. Quando si eccede negli atteggiamenti verbali e fisici nei confronti delle forze dell’ordine, del personale sanitario di ambulanze ospedali e Pronti Soccorso, degli amministratori pubblici e verso tutte le persone che rappresentato e sono state chiamate per dovere istituzionale a rappresentare lo stato, si compie un grave atto verso l’ordine pubblico che, per il mio pensiero e per la mia scala di valori, deve essere punito in maniera esemplare in modo che non debba mai più accadere.

Ritornando alle aggressioni al personale delle Ambulanze e dei Pronti Soccorso, dal SOS Sona ci raccontano che è opportuno sapere che non c’è parte d’Italia che non ne sia esente. Per dovere di trattazione è opportuno distinguere, tra tutte le tipologie di interventi di emergenza urgenza, quelli che sono afferenti alla sfera dei Trattamenti Sanitari Obbligatori (TSO) o Accertamenti Sanitari Obbligatori (ASO) e tutto il resto.

In queste particolari categorie di interventi sanitari il rischio all’incolumità fisica dei soccorritori è un fattore contingente. Quando ti trovi di fronte a disagi psichici, dettati da mille fattori, è da mettere in conto il rischio di poter incontrare un certo livello di aggressività e reazioni incontrollate in chi ti sta di fronte. Per questo motivo questi tipi di trattamenti sono effettuati da un intervento congiunto di personale sanitario e forze dell’ordine: ai primi spetta occuparsi della persona soccorsa dal punto di vista medico, ai secondi agire l’autorità coercitiva quando necessario. L’obiettivo è far sì che, la possibilità di rischio di incolumità fisica, sia per chi soccorre sia per chi è soccorso sia eliminata o quantomeno limitata al massimo.

Al di fuori di questa specifica categoria di interventi, tutto ciò che è atto di aggressione verbale o fisica al personale dei mezzi di soccorso o dei Pronti Soccorso, sia essa per difesa tale o presunta dei propri diritti di cittadino, è da derubricare come vile, becera, inqualificabile e condannabile condotta che, senza se e senza ma, va punita in maniera esemplare. Dove non agisce il senso civico, il rispetto, l’amor proprio e la dignità, il senso delle istituzioni, la poca o tanta intelligenza di cui una persona è dotata, deve agire la legge.

Parliamo qui di aggressioni a personale sanitario ma possiamo unire, nella riflessione, anche quelle alle forze dell’ordine e a chi agisce, a tutti i livelli, per il bene comune.

Spero che gli inqualificabili individui che, per stupidità infinita e assenza totale di amor proprio si sono permessi di gettare un petardo sotto una ambulanza e distruggerla, siano riusciti il giorno dopo, quando sono passati gli effluvi della loro sconsideratezza, a guardarsi allo specchio, trovare un barlume di senno e porre rimedio al danno procurato.

La vita, prima o poi, ti porta il conto per le gravi azioni che compi contro qualcuno. Quando, nel decorso naturale della tua esistenza, dovesse accadere qualcosa a te o a un tuo caro e dovessi aver bisogno di assistenza e la stupidità di qualcun altro te ne priva distruggendo il  mezzo di soccorso che sta arrivando da te, non potrai che sentire la tua coscienza schiacciarsi sotto il peso della dissennatezza delle tue azioni.

Sono nato a Bussolengo l'8 ottobre 1966. Risiedo a Lugagnano sin dalla nascita, ho un figlio. Sono libero professionista nel settore della consulenza informatica. Il volontariato è la mia passione. Faccio parte da 30 anni nell'associazione Servizio Operativo Sanitario, di cui sono stato presidente e vicepresidente e attualmente responsabile delle pubbliche relazioni. Per 8 anni sono stato consigliere della Pro Loco di Sona. Ritengo che la solidarietà, insita nell’opera del volontario, sia un valore che vale la pena vivere ed agire. Si riceve più di quello che si dà. Sostengo la cooperazione tra le organizzazioni di volontariato di un territorio come strumento per amplificare il valore dei servizi, erogati da ognuna di esse, al cittadino.