Alice Poppi, un’esperienza di studio e di vita da Palazzolo all’Olanda. Anche grazie ad una maglietta dei “Flogging Molly”

Prosegue la rubrica del Baco dedicata al racconto delle esperienze nel mondo che fanno i nostri cittadini. Ricordiamo che la rubrica ha la finalità di dare un contributo per far capire come si vive all’estero per tutti coloro che l’estero lo vedono forse in vacanza o al più in tv.

Oggi torniamo a dedicarlo alle esperienze di studenti all’estero. In particolare, raccontiamo l’esperienza di Alice Poppi, 24 anni, di Palazzolo che sta frequentando il corso magistrale “Applied Food Safety” in Olanda presso la Wageningen University and Research. Cerchiamo di capire dalla sua esperienza in Olanda questa interessante realtà.

Alice, quali studi hai fatto finora e cosa stai facendo ora?
Ho frequentato il corso di laurea triennale “Sicurezza Igienico-sanitaria degli Alimenti (SIA)” offerto dall’Università degli studi di Padova. Dopo la laurea nell’estate 2017, ho intrapreso un percorso lavorativo della durata di un anno in un laboratorio di analisi agro-alimentari nel territorio veronese. A settembre 2018 mi sono trasferita a Wageningen (Paesi Bassi) per iniziare la mia nuova avventura alla Wageningen University and Research: un corso di laurea magistrale in “Applied Food Safety”. Attualmente sono al secondo anno magistrale e ai primi di settembre ho iniziato il mio progetto di tesi.

Quando hai scelto di fare un’esperienza di studio all’estero?
La voglia e la curiosità di intraprendere un’esperienza all’estero hanno rimbalzato nella mia testa fin dai tempi delle scuole superiori. Quegli anni erano caratterizzati da numerosi fuggi-fuggi Italia-Australia, e l’idea che parecchi ragazzi della zona poco più grandi di me avessero il coraggio di partire in solitaria per un’esperienza del genere mi affascinava. Al terzo anno di università, queste idee iniziarono a concretizzarsi e sentii il bisogno di dimostrare a qualcuno (o forse solo a me stessa) di essere altrettanto capace di cavarmela da sola in un’avventura simile. Espressi la volontà di proseguire gli studi all’estero ad una mia professoressa della triennale, la quale mi mostrò per la prima volta il mondo di possibilità che si cela dietro la Wageningen University & Research. Completamente affascinata dalla quantità e diversità di corsi offerti dall’università e l’accogliente atmosfera che trapelava dal sito internet, l’estate successiva partii per il mio viaggio di laurea con destinazione Paesi Bassi. Essendo Wageningen conosciuta solo in ambiente universitario, di sicuro non è nella top ten delle mete turistiche più visitate dal turista medio e probabilmente neanche nella top 100… Però una volta arrivata capii che studiare in quella città era esattamente ciò che avrei voluto fare. Purtroppo non riuscii ad iscrivermi al corso magistrale quello stesso anno per questioni di tempo, quindi decisi di trovare un’occupazione compatibile con il mio percorso di studi. Un anno dopo mi trasferii.

Studiare all’estero la ritieni una opzione per uno studente o una necessità?
Per quanto riguarda la mia esperienza, per me è stata un’opzione ed al momento la ritengo ancora tale. Sono dell’idea che per ottenere un buon lavoro sul territorio italiano servono forza di volontà ed impegno, e penso che un’esperienza all’estero nel CV sia un valore aggiunto, non un prerequisito. Non escludo il fatto che possa essere invece essenziale, per raggiungere obiettivi più ambiziosi e carriere più gratificanti. Può darsi che al mio rientro nel mondo del lavoro possa cambiare idea, facendo un paragone tra le possibilità che avevo prima e quelle future. Però al momento la ritengo ancora una opzione.

Quanto è diversa la vita dove attualmente vivi rispetto all’Italia ed a Palazzolo in particolare?
Quando racconto alle persone che studio in Olanda, automaticamente pensano che viva ad Amsterdam, come se fosse l’unica città dei Paesi Bassi. A volte mi piacerebbe che fosse così. Wageningen, infatti, è un paese davvero piccolo dove l’attrazione maggiore è proprio l’università. L’unico mezzo di trasporto di cui sono dotati gli studenti qui è la bicicletta, quindi anche spostarsi in una città più “viva” per trascorrere un sabato sera diverso diventa dispendioso in termini di tempo e di denaro, visto che anche i mezzi pubblici non sono per niente economici. D’altra parte, però, Wageningen ricorda la piccola realtà di Palazzolo e basta davvero poco per acquisire familiarità con le strade, la piazza principale ed il mercato del mercoledì e del sabato. La differenza principale tra Wageningen e l’Italia, oltre al paesaggio completamente piatto ed al meteo molto umido e piovoso, è che qui, ovunque si vada, si respira aria internazionale. L’università attira studenti da ogni angolo del pianeta ed è facile ritrovarsi in coda alla cassa del supermercato con un ragazzo taiwanese o al corso di spinning in palestra con una ragazza peruviana. La moltitudine di culture e abitudini diverse si percepisce dappertutto, ed è particolarmente affascinante condividerle e scoprirne le curiosità.

Alice, seconda da destra, con alcuni colleghi studenti in Olanda e, sopra, impegnata in laboratorio.

È facile o difficile crearsi una rete di relazioni all’estero secondo la tua esperienza?
Sono dell’idea che dipenda un po’ dalla fortuna di trovare subito delle persone compatibili con noi stessi e un po’ dalla nostra personalità. Qui le opportunità per conoscere persone nuove non mancano mai. Per prima cosa, ogni anno l’università organizza gli “Annual Introduction Days”, una settimana organizzata prima dell’inizio dell’anno accademico completamente dedicata all’orientamento dei nuovi alunni. Ogni studente viene inserito in un gruppo di 10-12 ragazzi guidati da due tutor, che generalmente sono studenti del secondo anno. Durante questi giorni, il gruppo partecipa a giochi, attività e feste organizzate sia nel campus che in giro per la città, permettendo ai nuovi arrivati di prendere subito confidenza con il paese ed avere fin da subito nuovi amici con i quali si è condivisa l’adrenalina iniziale. Una seconda possibilità sono le associazioni studentesche in stile college americano. Molte di queste hanno il puro e semplice scopo di fare festa, specialmente quelle alle quali partecipano gli studenti triennali. Ma a parte queste, numerose associazioni sportive o per studenti internazionali sono altrettanto valide e frequentate. Fare parte di un’associazione non è essenziale, ma è come un paracadute per lanciarsi al di fuori della propria zona di comfort e conoscere nuove persone e amici, almeno per il primo periodo quando si è ancora alle prime armi. In aggiunta, anche l’università stessa e le attività didattiche hanno un ruolo sotto questo aspetto. Ad ogni corso che si decide di inserire nel proprio percorso educativo corrispondomo persone diverse, e nel 95% dei corsi disponibili si hanno lavori di gruppo obbligatori con composizione casuale delle persone. Questo permette sia di creare nuove relazioni, sia di crescere dal punto di vista professionale, imparando a lavorare con persone di diverse culture e con diverse esperienze.

Un aneddoto particolare che vuoi raccontare?
Un giorno nelle prime settimane di università andai a lezione con la maglietta dei Flogging Molly, una band americana non molto conosciuta che suona irish rock. A distanza di qulalche mese, quando conobbi Nina, una mia cara amica olandese con i miei stessi gusti musicali, mi disse: “Quando ti vidi a lezione con quella maglietta pensai che volevo essere tua amica a tutti i costi”. La cosa buffa è che diventammo davvero grandi amiche, anche se a distanza di tempo. L’estate scorsa è perfino venuta a trovarmi a Verona e, da brava olandese quale è, si è innamorata del lago di Garda. La morale della favola è che i buoni gusti musicali la dicono lunga sulla compatibilità di due persone! Altro aneddoto che voglio raccontare è la mia prima esperienza al Koningsdag, “Il giorno del re” (nel box trovate un approfondimento). Fu un giorno piuttosto impegnativo, lo festeggiamo in tre diverse città nel giro di un giorno e mezzo considerando che la festa comincia durante la King’s night, ovvero la notte tra 26 e 27 aprile. Devo dire che nonostante il meteo particolarmente deprimente per buona parte dell’anno, agli olandesi non mancano mai lo spirito e la voglia fare festa!

Come vedi il tuo futuro? All’estero o in Italia?
Non lo so ancora, ma non escludo nessuna delle due opzioni. Sicuramente mi piacerebbe trovare un’occupazione a livello internazionale, per restare in questo tipo di ambiente che allena a mantenere una mentalità aperta e ad essere elastici. Anche in Italia esiste la possibilità di trovare una posizione simile, quindi non scarto questa opzione. Inoltre, in parte dipende anche da dove farò il tirocinio la prossima primavera.

Concludendo, cosa suggerisci a chi ti sta leggendo e si sta chiedendo se nel proprio futuro ci dovrà essere o meno un’esperienza all’estero?
Sicuramente consiglio di farla, se si presenta l’occasione. Lasciando da parte il lato educativo e professionale che si acquisisce con il percorso di studi, si tratta di un’esperienza che fa crescere a livello personale. Soltanto il passo di andare a vivere da soli o con altri coinquilini che non si conoscono, e di doversi arrangiare con lavatrici, spesa, pulizie, gestione del budget etc senza tornare a casa il fine settimana per un tamporaneo sollievo, è un grande salto di responsabilità. In aggiunta, l’esperienza all’estero permette di conoscere persone di culture, tradizioni ed esperienze diverse dalle proprie, che stimolano ad abbattere le barriere mentali che uno si pone, permettendo di avere una visione più ampia delle proprie possibilità. Sostanzialmente, queste esperienze aiutano a pensare più in grande. Un altro consiglio è di studiare l’inglese, anche se non si ha in progetto un’esperienza all’estero. Ormai la conoscenza della seconda lingua viene data per scontata e non fa quasi più credito inserirla come abilità nel CV in quanto considerata requisito di base. Concludendo, sono disponibile per eventuali domande e consigli per chiunque volesse intraprendere un percorso di studi a Wageningen: la mia mail è alice.poppi95@gmail.com.

Nato a Bussolengo il 16 agosto 1964, risiede dall’età di 5 anni a Sona (i primi 5 anni a Lugagnano). Sposato con due figli. Attivo nel mondo del volontariato fin dall’adolescenza, ha fatto anche esperienza di cooperazione sociale. È presidente dell’associazione Cav. Romani, socio Avis dal 1984 e di Pro Loco Sona dal 2012. Fa parte della redazione di Sona del Baco da Seta dal 2002. È tra gli ideatori del progetto Associazioni di Sona in rete attivato nel settembre 2014 e del progetto Giovani ed Associazioni attivato nel 2020.