Mercoledì 29 giugno 2005 poco dopo le 22 di sera sulla strada che collega l’aeroporto Catullo con Caselle di Sommacampagna un’auto con a bordo cinque giovani, diretta verso Dossobuono, si schianta sotto un Tir dopo una sbandata in curva.
Le vittime sono tre ragazze e due ragazzi, tutti giovanissimi, di Lugagnano, rimasti intrappolati nelle lamiere contorte della Fiat Tipo. I loro nomi sono Levi, Tobia, Martina, Nicole e Valeria.
Una tragedia assoluta, che sconvolge l’intera comunità di Lugagnano e del Comune di Sona e che vide nei giorni successivi il dolore lancinante diventare quasi palpabile, concreto, per le vie e le piazze dei nostri paesi.
Un dolore che culmina nel funerale che viene celebrato a Lugagnano il 5 luglio con la partecipazione di migliaia di persone, che straripano ben oltre le mura della chiesa e riempiono la piazza e le strade del centro di Lugagnano. A ormai molti anni di distanza, ma con le emozioni e la memoria che sono quelle di allora, siamo andati ad incontrare i genitori di quei ragazzi.
Mi preparo a questo incontro combattuta tra l’imbarazzo e la paura. Entro in cucina in punta di piedi, trattenendo il fiato e loro sono tutti già lì, seduti attorno al tavolo. Loro, che in un unico, tragico, inaspettato secondo hanno perso un figlio. Loro, genitori sopravvissuti a una tragedia inimmaginabile.
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Ci guardiamo, non so da dove cominciare, non so come entrare nel loro privato senza ferirli, scelgo la strada diretta. Oggi, dopo dieci anni, sentite di aver accettato il lutto? Potete dire di aver superato la negazione, la rabbia, la depressione che questi eventi ti costringono a provare a fasi alterne? “No, io no” – mi apostrofa Maria Grazia – “E’ un vuoto troppo grande, incolmabile. Guarda mi è capitato tra le mani proprio oggi” e mi mostra un portafoglio di tela, da adolescente, di Martina, dentro ci sono delle piccole foto ritagliate di lei e Tobia.
“Noi si invece, vero Gino? – interviene Luisa guardando il marito – Abbiamo metabolizzato la perdita. Il ricordo di Valeria c’è sempre, la sua cameretta è rimasta tale e quale ma ci sentiamo abbastanza sereni.” Marisa annuisce, non smette mai di toccarsi le mani e Ferdinando è alle sue spalle, in piedi a braccia conserte. Il loro pensiero è sicuramente rivolto a Tobia.
Lauro sorride, ma ha gli occhi lucidi “E’ difficile, Nicole manca ogni giorno, impossibile non pensarci” – dice sottovoce mentre Luciano e Loretta restano a testa china e Adriano guarda nel vuoto.
“Il mio rammarico è non sapere cosa avrebbero fatto oggi, chi sarebbero diventati” – sono le parole di Ferdinando e gli altri annuiscono.
Non perdo l’occasione e li provoco. Secondo voi cosa farebbero oggi? “Levi giocherebbe nel Milan e Tobia nella Juve”, “Dai non c’era solo il calcio per loro, Maradona ce n’è uno solo. Tobia sognava anche di pilotare i caccia, chissà”, “Valeria voleva trasferirsi, studiava lingue, sicuramente lavorerebbe all’estero”, “Nicole era una ragazza tosta e decisa, anche lei studiava lingue, sicuramente starebbe viaggiando tanto”, “Martina non era proprio studiosa, pensava più alle cose pratiche e aveva una passione sfrenata per la moda, non usciva di casa se non era perfetta. Metteva la tuta solo per gli allenamenti di pallavolo. Forse farebbe la stilista”.
Proseguo imperterrita, mi piace parlare di questi ragazzi normali. Mi volete raccontare qualcosa di loro, qualcosa di banale, quel gesto quotidiano che vi ritorna più spesso alla mente? “Martina mi chiamava mammetta, mi vezzeggiava sempre così”, “Levi aveva sempre un’espressione seria e quando sorrideva faceva una smorfia particolare”, “Tobia bussava sempre due volte e chiedeva permesso, diceva buongiorno e buona sera e faceva l’inchino con la testa, era educatissimo e premuroso”, “E ti ricordi quando passava a prendere in bici Martina e la portava in canna come ai vecchi tempi?”, “Nicole si faceva di quelle risate con Levi, erano molto uniti”, “Giocavano a carte, a briscola. Avevano sempre un mazzo nello zaino.” “Valeria era studiosa e precisina, tornava a casa da scuola ed esclamava «Non è giusto!!» se il voto non era quello che si aspettava o se gli sembrava ci fosse stata un’ingiustizia con le valutazioni dei compagni «Non è giusto!! Non è giusto!!», quante volte l’ho sentita dirlo”, “Accompagnavo spesso Nicole in giro, eravamo molto uniti. Mi mancano questi ritagli di tempo solo per noi, come cappuccino e brioche al bar o un giretto in moto”.
Un fiume di immagini scorre e io non lo interrompo, lascio che segua il suo corso. Ed è quasi surreale quando raccontano dei figli degli altri, i figli dei loro amici. Perché questa è la situazione, sono seduta in cucina tra un gruppo di amici. Così come quei cinque amici erano seduti insieme in macchina quella maledetta notte.
L’imbarazzo sta passando e vado avanti. Come avete sentito la comunità in cui vivete e vivevano i vostri figli in questi anni? Vi è stata vicina? “C’è un senso di delicatezza nei nostri confronti, ci salutano, ci sorridono, ma non ci parlano dei nostri figli proprio per non ferirci e invece noi siamo così felici di aprirci al loro ricordo – mi risponde Marisa. – “Mi piacerebbe confrontarmi di più in un ricordo consapevole e adulto. Con gli amici e con loro – indica gli altri genitori – ne parliamo sempre e liberamente ma vorrei farlo di più anche con gli altri che magari conoscevano mio figlio”.
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Maria Grazia invece mi racconta – “Da me vengono ancora gli amici di Martina, mi sembra quasi impossibile che dopo tutti questi anni si mettano ancora d’accordo per venirmi a trovare. E restano un sacco di tempo a chiacchierare con me. E’ dura vivere di ricordi ma parlarne mi solleva”.
Nella comunità il ricordo dei vostri figli è tenuto vivo anche dai tornei di calcio, dai concorsi scolastici, dalle borse di studio, questo quanto allevia il dolore? “Io organizzo ogni anno il torneo di calcio, lo faccio per Levi – mi racconta Luciano – e sono soddisfatto del risultato anche se ogni anno il tempo che passa rende più difficile trovare le adesioni”.
Interviene anche Marisa – “Sai i ragazzi che oggi partecipano ai concorsi scolastici non conoscevano i nostri figli e forse sentono per la prima volta parlare di loro proprio dagli insegnanti. Magari questo porta a perdere un po’ di significato ma è comunque un valore aggiunto”. “Sono come medicine, delle piccole dosi di antidoto contro il dolore” – conclude Adriano.

Si sta facendo tardi e faccio l’ultima domanda. Siete famiglie molto attive nel sociale, vi occupate anche di vittime della strada? “Collaboriamo a un progetto particolare e mirato – me ne parla Ferdinando. – Un progetto della Polizia Stradale con Vigili del fuoco, SUEM 118 e Protezione Civile che si occupa della sicurezza sulle strade. In accordo con il Provveditorato agli Studi incontriamo i ragazzi di IV e V superiore di Verona e provincia e poi ci sono delle serate per gli adulti dove portiamo la nostra testimonianza – stacca da una calamita un calendario fitto di date organizzate e tutto il progetto si può consultare sul sito www.veronastradasicura.org. Dal 2005 a oggi ci sono stati molti riscontri positivi. Vuoi la pressione dei punti patente, vuoi il lavoro fatto da chi come noi si impegna per la sicurezza stradale, ha fatto sì che i numeri degli incidenti che coinvolgono i giovani siano diminuiti. Piuttosto invece sono aumentati quelli degli adulti”.
“Quello dei nostri figli è stato un incidente particolare, anomalo e purtroppo ancora oggi da record, cinque ragazzi contemporaneamente – interviene Loretta. – Noi eravamo spesso in Questura, avevamo da rispondere a più cose e a più incartamenti in quanto proprietari del veicolo. I tre poliziotti che si sono occupati con estrema professionalità al caso mi hanno chiesto di organizzare un incontro con gli altri e così è stato, siamo andati tutti insieme in pizzeria e lì hanno coinvolto in questo progetto già attivo dal 2000 tutti gli altri.”
Nel frattempo Marisa taglia la torta, Ferdinando stappa il vino, Luciano mostra le locandine del prossimo torneo, Loretta riepiloga i vari impegni comuni. Sembra impossibile che insieme siano riusciti a trasformare una presenza fisica forte ed intensa, quella di Levi, Tobia, Martina, Nicole, Valeria, in un ricordo vivo e dolce.
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