Le origini del Problema
Ogni ragionamento, anche attuale, su Lugagnano deve partire dalla considerazione iniziale di un paese che era diviso in quattro Comuni: Sona, Sommacampagna, Bussolengo e Verona. La divisione passava proprio al centro del suo aggregato urbano che si è venuto accrescendo nel tempo, lungo le due arterie principali: la comunale Sona-Verona e la Bussolengo-Caselle. Nella mappa sotto (predisposta dalla Regione Veneto nel 1964) è possibile vedere come risultava diviso Lugagnano nei quattro Comuni.
Nel gennaio 1902 Bendinelli Pietro, Consigliere comunale di Sona dal 1902 al 1909 e altri capifamiglia residenti a Lugagnano nella porzione di territorio del comune di Sommacampagna posero il problema dei seppellimenti dei propri morti nel cimitero del comune di Sona. Il Comune provò a consentire questi seppellimenti con una delibera, ma la Prefettura la annullò, invitando i due Comuni a consorziarsi per il cimitero e suggerì che “nulla vieta che siano esperite le pratiche prescritte dall’articolo 115 della legge Comunale e Provinciale, qualora la frazione di Lugagnano appartenente al Comune di Sommacampagna intenda di essere aggregata al comune di Sona”. E’ la prima volta che si scrive su documenti ufficiali di una possibile unificazione del paese. Il 20 aprile dello stesso anno gli abitanti ed i possidenti della suddetta zona chiesero, con petizione, di poter appartenere a Sona. Il Comune avvierà le prime iniziative solamente a partire dal 1927, quando in una lettera del 16 maggio il Podestà Tonelato Luigi, da poco nominato, propose ai Comuni contermini dei nuovi confini appellandosi ad “una provvida legge del Capo del Governo” che “stabiliva la revisione dei confini e l’assorbimento di molti Comuni, quando ragioni di utilità pubblica renda ciò necessario”. Nella lettera scriveva che al Censimento del 1921 gli “abitanti legali” di Lugagnano erano 1.024 e la Parrocchia invece “che segue confini più naturali” ne conta 1.381 Proseguiva scrivendo che Sona avrebbe dovuto “assorbire” da Sommacampagna: centro paese 6 famiglie per 36 abitanti, in località Betlemme 3 famiglie per 26 abitanti e località Rampa 3 famiglie per 11 abitanti; da Verona: centro paese 14 famiglie per 93 abitanti e in località S. Agata 7 famiglie per 45 abitanti; da Bussolengo: località Mancalacqua 1 famiglia per 7 abitanti. Totale famiglie 34 per n. 218 abitanti. Tra il 1927 ed il 1929 (anni V-VI-VII dell’era fascista) vi fu una cospicua corrispondenza fra il Podestà, il Presidente della Federazione degli Enti Autarchici e la Regia Prefettura per ottenere collaborazione ad iniziative per la rettifica dei confini, senza esito. Il Podestà allora decise di intraprendere una nuova iniziativa, non per chiedere di unificare, ma per ottenere partecipazione economica da parte dei colleghi Podestà per i servizi forniti da Sona. Quest’ultima iniziativa ebbe un certo successo.
Le iniziative nel Dopoguerra
Il Comune si riattivò fra gli anni ‘50 e ’60, quando però il percorso per il raggiungimento dell’obiettivo doveva ancora passare dalla Prefettura, non più in possesso però dei ruoli del periodo del Regime, e dai Ministeri romani. Di rilevo fu l’iniziativa del 1952. Nel Consiglio comunale del 18 ottobre di quell’anno, Consiglio espressamente convocato sull’argomento, il Sindaco Ledro riferiva con ottimismo di un incontro avuto in Prefettura con i rappresentanti dei Comuni di Verona, Sommacampagna e Bussolengo. L’incontro in Prefettura aveva portato a queste conclusioni: il Comune di Verona aderiva accettando di cedere 400 abitanti e poiché in effetti gli abitanti ceduti nel 1975 saranno 250 si parlò anche di cedere la contrada Salvi poiché l’autostrada del Brennero e la tangenziale non erano ancora state costruite e quindi non potevano essere in quegli anni il riferimento che poi fu. I Comuni di Sommacampagna e di Bussolengo non si erano dimostrati contrari, ma prima di assumere impegni precisi avrebbero atteso una proposta specifica sulle nuove delimitazioni. I Consiglieri di Sona nella suddetta riunione di Consiglio, dopo aver esaminato una carta topografica relativa al territorio e vagliate le possibili soluzioni, all’unanimità, votarono di affidare ad un libero professionista l’incarico di ricavare tutti i dati relativi ai redditi catastali delle singole aree da permutare. Si parlò di valore catastale, piuttosto che di semplice cessione di terreni, come poi invece avvenne. Questa scelta era legata al fatto in quegli anni la Sovrimposta sui terreni, poi soppressa, era un’entrata importante dei comuni, per Sona quasi un 35% di tutte le entrate ordinarie. Ad una iniziale disponibilità dei Comuni interessati fecero però seguito riserve e risposte interlocutorie che portarono all’affossamento dell’iniziativa ed allora partì l’iniziativa del Comitato di cittadini per Lugagnano Comune autonomo. Una seconda iniziativa, senza esito, si concretizzò con una delibera di Consiglio del 20 luglio 1955 con il solito oggetto: Rettifica confini in frazione di Lugagnano con i Comuni confinanti, a norma dell’art. 32 della Legge Comunale e Provinciale vigente. Una terza iniziativa, anch’essa senza esito, è dei primi giorni del settembre 1958 con la quale si tentò, con lettere ed incontri diretti, di convincere il Comune di Sommacampagna a concordare rettifiche territoriali reciproche che consentissero al paese di ritrovarsi di fatto unito. Anche nel 1965 partì una iniziativa, con il nuovo Sindaco Scattolini Carlo, che con lettera del 23 novembre chiedeva alla Prefettura di Verona di indire degli incontri con gli altri tre Comuni per giungere all’unificazione della frazione. Anche questa iniziativa naufragò e fu dirottata sul tentativo di ottenere almeno dei contributi per le spese sostenute da Sona per i cittadini degli altri Comuni, tentativo che dopo qualche anno andò a buon fine con il comune di Sommacampagna.
Lugagnano Comune Autonomo
Nella frazione alcuni cittadini ritennero che la strada più semplice per unificarla fosse quella di renderla Comune autonomo. Con il senno di poi è facile rendersi conto che Lugagnano-Comune sarebbe stato un’enclave senza territorio, chiusa entro confini difficili da proteggere dall’invadenza dei Comuni confinanti e con un bilancio economico assai precario. Tra il 1954 ed il 1958 si formò ed operò un Comitato di cittadini, appositamente costituito, che contava sull’appoggio di tutte le persone più in vista del paese, gli “opinion leaders” dell’epoca, Parroco Don Enrico Brunelli in testa. L’iniziativa peraltro incontrò subito molti ostacoli, primo fra tutti l’opposizione del Comune di Sona che avrebbe perso una grossa fetta di territorio e di abitanti. Fu di ostacolo anche la costruenda autostrada Brescia-Padova che doveva passare dove oggi vediamo, ma negli anni 1956/57 ancora non si sapeva esattamente se e come avrebbe potuto modificare il territorio dei Comuni interessati. In questi anni si discusse anche di un possibile Comune autonomo Lugagnano-Caselle.
Le Iniziative per l’unificazione
Lugagnano arrivò all’inizio degli anni ’70, dopo tante iniziative andate a vuoto, ancora diviso ed in difficoltà nel contesto dei rapporti con i Comuni contermini in particolare con Sona a causa del tentativo avviato di costituire un Comune autonomo. Chi allora amministrava il Comune di Sona, come maggioranza, era la Democrazia Cristiana. Anche nella frazione una grossa fetta di elettorato votava D.C. e la sezione locale di tale partito abbandonato il progetto, che peraltro non era stato avviato in sede politica, di fare di Lugagnano un Comune autonomo, si impegnò innanzitutto per riportare un clima di serenità nei rapporti con le altre frazioni per una situazione che erano sfuggita di mano ad opera della pur lodevole iniziativa del Comitato di cittadini. Il compito fu affidato per il quinquennio 1960-1965 a nuovi Amministratori nel Consiglio comunale di Sona, non legati espressamente alle precedenti iniziative. In quel quinquennio era anche cambiato il Sindaco. Passò quindi anche la legislatura 1960-1965 senza che fossero avviate altre reali iniziative e si arrivò nel 1970 alla legge istitutiva delle Regioni che delegò ad esse anche la revisione delle Circoscrizioni territoriali. Si presentò la vera opportunità per Lugagnano quando la Regione Veneto approvò la legge n. 17 del 17 luglio 1973 che prevedeva la possibilità di rettificare confini territoriali secondo quanto previsto all’articolo 133 della Costituzione Italiana. Ci si infilò subito nell’occasione offerta, ben consci peraltro che non si poteva più improvvisare e ci si rendeva anche conto che si doveva combattere contro il tempo. Tutto doveva essere fatto prima delle elezioni amministrative previste per il maggio-giugno 1975, pena il dover rivedere alleanze, accordi e probabilmente prospettive.
Sondaggi, mini referendum e Comitato
La scelta preliminare e cioè a quale Comune aggregare tutta la frazione, non fu difficile. Negli anni i cittadini della frazione avevano manifestato, seppure in modo non organizzato, che l’unificazione non poteva avvenire che con Sona. La realtà che vedeva i tre/quarti della popolazione già in quel Comune, i servizi in grande parte forniti come scuole, acquedotto, gas tutto portava a questa scelta. Peraltro le forze politiche presenti sul territorio, in particolare D.C. e P.S.I., organizzarono dei sondaggi ed anche dei veri e propri mini referendum, sia fra i propri iscritti che fra la popolazione. I risultati furono sempre di larghissimo consenso all’unificazione con il comune di Sona. Anche “l’ubriacatura” del Comune autonomo era ampiamente superata e quindi si partì con l’obiettivo “Tutti nel comune di Sona”, dando vita ad un Comitato per l’unificazione formato da: D.C., P.S.D.I., P.S.I e A.C.L.I.
Il Comune di Sommacampagna
Il problema più impegnativo era rappresentato da Sommacampagna che era titolare della più grossa fetta di territorio e di abitanti. Per chiarire quanto fosse complicato il problema si segnala questo fatto. Gli Amministratori di Caselle, la frazione titolare della fetta di Lugagnano, “vietavano” da molto tempo ai propri Sindaci di organizzare assemblee pubbliche nella frazione. Il nuovo Sindaco di Sommacampagna Recchia Attilio, che fu un buon amico del nostro paese, capendo che i problemi erano reali, subito dopo le elezioni del 1970, più volte sollecitato, “pretese” di venirvi ma dovette accettare che l’invito ai cittadini fosse così concepito: “Ai cittadini di Caselle, residenti nella frazione di Lugagnano”. Gli Amministratori di Caselle difendevano il territorio per un interesse campanilistico. Infatti i contributi statali tenevano conto degli abitanti e degli scolari nel caso di contributi per le scuole e Caselle utilizzava a proprio favore i numeri interessanti di Lugagnano. Ancora prima della pubblicazione della legge 17/73, si erano intraprese due iniziative per sgretolare la resistenza di Sommacampagna. Si stipulò un accordo con la D.C. del paese di Sommacampagna e si ottenne un posto in lista per le elezioni amministrative in arrivo. L’operazione andò a buon fine e Raffaello Manzato fu il “cavallo di Troia“ all’interno del Consiglio di Sommacampagna per il quinquennio 1970-75. La seconda iniziativa fu quella di richiedere di definire le pendenze economiche fra i due Comuni riguardo la frazione divisa. Si arrivò così ad un accordo che riconosceva i diritti di Sona sulla frazione per i costi sostenuti per i cittadini di Sommacampagna, abitanti a Lugagnano.
Il Rapporto con Verona (Comune e Provincia)
Con il Comune e la Provincia di Verona non vi fu un vero problema in merito all’ottenimento di un voto favorevole alla rettifica territoriale, ma solamente il problema burocratico di riuscire a portare i due Consigli in tempi ragionevoli al voto. Votò a favore del distacco di parte di Verona anche il consiglio di circoscrizione di S. Massimo. All’interno della Giunta comunale che reggeva le sorti del Comune di Verona si trovarono accordi con chi rappresentava D.C. P.S.I. e P.S.D.I., gli stessi partiti che avrebbero presentato poi in Regione la proposta di legge di unificazione. Per quanto riguarda il Consiglio provinciale si ottenne la collaborazione di un Consigliere in carica, che era nativo di Lugagnano, che accettò di buon grado di farsi carico del problema di accelerare il voto.
La Trattativa con il Comune di Bussolengo
Complicato fu invece il rapporto con il Comune di Bussolengo. Non si riuscì ad ottenere un voto a favore, ma solo l’impegno che, pure a fronte di un voto negativo in Consiglio comunale, gli Amministratori di quel Comune non avrebbero assunto iniziative in Regione per bloccare la delibera di unificazione. Fu complicato anche definire il nuovo confine territoriale. Infatti, mentre con Verona il confine fu trovato facilmente sulla linea dell’ Autostrada del Brennero e con Sommacampagna sulla linea della ferrovia, cedendo il territorio oltre la località Rampa, con Bussolengo non fu possibile collocarlo sulla Statale 11 perchè l’ANAS sottostava ad una legislazione che prevedeva che ogni tratto di Statale dovesse avere su entrambi i lati della strada un solo Comune titolare. Non potendo quindi ottenere di portare il confine sulla SS 11, si dovette ricercare un confine all’interno dell’area verso Lugagnano e Bussolengo; pretese che si rispettassero anche i confini di alcune proprietà private, rinunciando ad una pregiudiziale iniziale che prevedeva di definire il nuovo confine a ridosso del centro abitato della frazione. In quel momento i leader politici di Bussolengo contavano molto all’interno della D.C. veneta ed il loro atteggiamento sarebbe stato determinante in sede di Consiglio regionale. Si dovette quindi accettare un confine non soddisfacente per Lugagnano. Il comportamento degli Amministratori del comune di Bussolengo nei rapporti con la Regione fu conseguente a quanto concordato.
Il coinvolgimento dei cittadini di Lugagnano
Proseguendo nel programma di avvicinamento alle elezioni per il Referendum si dovette pensare ai cittadini della frazione ed alla sensibilizzazione degli stessi al problema, anche se da tempo i termini della situazione erano già molto chiari. Ma tra il dire e cioè che quasi tutti volevano l’unificazione ed il fare, cioè essere unificati, c’era di mezzo un voto al Referendum che non poteva essere contraddittorio. In questa opera l’iniziativa fu soprattutto in mano alla sezione locale della D.C., ma tutti gli esponenti degli altri partiti ed associazioni presenti sul territorio in particolare P.S.I. e P.S.D.I ed il Circolo locale ACLI, che all’epoca era molto attivo, operarono con un notevole impegno corale. Furono indette Assemblee, emessi documenti, stilati volantini, stampati manifesti e spiegato in mille modi ed in ogni occasione come il voto, pur consuntivo nel Referendum, fosse determinante. Anche la Parrocchia, che aveva da tempo abbandonato l’idea del Comune autonomo, appoggiò apertamente l’iniziativa, con un documento del suo Consiglio Parrocchiale. I cittadini di Lugagnano delle diverse fette amministrative sul problema avevano però sensibilità diverse e di queste diversità si dovette tenere conto. Dato per scontato il voto favorevole dei cittadini dell’area Sommacampagna numerosi e ben coscienti delle grosse difficoltà della loro situazione e di quelli di Bussolengo, pochi e scarsamente coinvolti, ma anch’essi in larga parte favorevoli, il problema sorse con i cittadini dell’area di Verona. Da quel Comune infatti ottenevano un’offerta maggiore di posti di lavoro e accesso facilitato per la vicinanza alle sedi INAM e del Fisco. Si dovette quindi colloquiare con le singole famiglie, circa settanta e, ove utile, con i singoli componenti delle famiglie stesse, spiegando come la rinuncia ad essere cittadini di Verona poteva ritenersi danno modesto rispetto ai vantaggi complessivi per tutta la Comunità. Il voto dimostrò che le preoccupazioni erano legittime, poiché la battaglia in quell’area fu vinta di misura.
La Proposta di Legge Regionale
Per ultimo, non meno importante, si dovette pensare a chi avrebbe presentato in Regione la proposta di legge per l’unificazione. In Regione la Giunta era retta da D.C-P.S.I.-P.S.D.I. e si decise di chiedere a tutti tre partiti di sponsorizzare l’iniziativa.
Il Progetto di Legge n. 2/1974
“Aggregazione al Comune di Sona delle porzioni del territorio di Lugagnano appartenenti ai comuni di Verona, Sommacampagna e Bussolengo” fu presentato alla Presidenza del Consiglio Regionale il 22 gennaio 1974, annunciato al Consiglio Regionale il 24 gennaio 1974 e trasmessa alla I Commissione Consigliare ed ai Consiglieri regionali il 30 gennaio 1974. La proposta di legge conteneva la proposta di ridefinizione dei confini e i dati elaborati a Lugagnano. I promotori della Proposta di legge furono i Consiglieri Regionali Melotto, Dompieri e Battizocco per la D.C.-Pavoni per il P.S.I., Fornaciari per il P.S.D.I. La proposta di legge passò con esito positivo al vaglio della I Commissione consigliare permanente e quindi l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale con propria Deliberazione n. 240 del 10 luglio1974 indisse i Referendum popolari, definendone gli ambiti ed i termini del quesito da sottoporre ai cittadini che così recitava: “Sei favorevole al Progetto di legge regionale n. 2 del 1974 dal titolo – Aggregazione al Comune di Sona delle porzioni del territorio di Lugagnano appartenenti ai comuni di Verona, Sommacampagna e Bussolengo?”.
I risultati del voto
Il Consiglio Regionale del Veneto, con lettera del 19 febbraio del 1974, chiese a norma dell’art. 1, terzo comma, della Legge regionale 16 luglio 1973 n. 17 al Presidente dell’Amministrazione Provinciale di Verona ed ai Sindaci interessati di esprimere parere motivato sulla proposta di legge “Aggregazione al Comune di Sona delle porzioni di territorio di Lugagnano appartenenti ai comuni di Verona, Sommacampagna e Bussolengo”.
Il voto delle Istituzioni
Il Consiglio provinciale di Verona votò a favore della proposta di unificazione con Delibera di Consiglio n.56 del 9 luglio 1974, su proposta delle Giunta provinciale che nella seduta del 15 maggio 1974 si era espressa in questo senso, dichiarando “si individua nel Comune di Sona l’aggregazione più logica, per motivi storici e di crescita dell’intero abitato di Lugagnano”. Il Consiglio comunale di Sommacampagna votò a favore con delibera di Consiglio n. 82 del 10 giugno 1974, vincolando il voto alla permuta di territori, quelli oltre la località Rampa, come poi avvenne. Il Consiglio comunale di Verona votò a favore con delibera di Consiglio n. 78 del 5 giugno 1974 dichiarando “considerato l’originario ed antico legame dell’intero paese di Lugagnano con il comune di Sona, che in effetti assicura alcuni servizi essenziali”. Il Consiglio comunale di Bussolengo votò contro la proposta di unificazione con delibera n.28 del 3 aprile 1974 pur dichiarando “si riconosce il sacrosanto diritto del paese all’unificazione, pur esprimendo riserve per quanto concerne la delimitazione del territorio” e “dando delega alla Giunta per formulare una controproposta idonea a risolvere il problema di Lugagnano senza intaccare in modo vitale il territorio del Comune di Bussolengo”. Il Consiglio comunale di Sona votò a favore con delibera n. 23 del 10 aprile del 1974 dichiarando “E’ notorio infatti che l’attuale spartizione del territorio urbano, non solo limita le possibilità di intervento delle Amministrazioni prima richiamate, ma non vi può essere allo stato una risoluzione globale dei problemi della frazione stessa che oltre tutto è in continua espansione”.
Il Referendum Popolare
Fu indetto per il 20 e 21 ottobre 1974 ed ottenne i seguenti risultati:
Prese parte al voto nel Referendum il 94% dei cittadini aventi diritto delle aree di Sommacampagna, Verona e Bussolengo e votò a favore dell’unificazione al Comune di Sona il 79% dei votanti.
Le conseguenze del voto
La Legge Regionale 10 Gennaio 1975, n. 3 sancì l’Unificazione amministrativa sotto il Comune di Sona. La Legge fu approvata in Consiglio Regionale il 28 novembre 1974, ebbe il visto del Commissario del Governo e pubblicata sul Bollettino della Regione Veneto il 14 gennaio 1975 ed è composta di tre articoli che così recitano:
Art. 1- Al fine di unificare, per una più razionale organizzazione e distribuzione dei servizi pubblici, l’intero territorio di Lugagnano nell’ambito della circoscrizione territoriale del comune di Sona, è disposta la modifica dei confini delle circoscrizioni territoriali dei comuni di Bussolengo, Sommacampagna, Sona e Verona, secondo quanto risulta dalla pianta planimetrica e dalla relazione descrittiva, allegate alla presente legge, di cui costituiscono parte integrante.
Art. 2 – Il referendum consuntivo della popolazione, indetto a norma della legge regionale 12 gennaio 1973 n.1, con decreto del Presidente della Giunta regionale n.108 del 5 settembre 1974, ha dato i seguenti risultati: Elettori aventi diritto al voto n. 621, Votanti n. 584, Voti validamente espressi n. 574 , Voti favorevoli n. 461, Voti contrari n. 113
Art. 3 – Alla definizione dei rapporti conseguenti la variazione territoriale, disposta dall’art. 1, provvederà la provincia di Verona a norma dell’art.15 della legge regionale n.17 del 17 luglio 1973.
Il Consiglio Provinciale di Verona nella seduta n.6 del 9 aprile 1975 dichiarò definitivi i nuovi confini fra i Comuni di Bussolengo, Sommacampagna, Sona e Verona. A seguito della legge di unificazione Lugagnano, che aveva già 3.021 abitanti nel Comune di Sona, passò a 3.974 abitanti, avendo ricevuto da Sommacampagna 675 abitanti (188 nuclei famigliari), da Verona 263 abitanti (74 nuclei famigliari) e da Bussolengo 79 abitanti (16 nuclei famigliari). Avendo ceduto a Sommacampagna 64 abitanti (18 nuclei famigliari) le permute portarono ad un saldo attivo di 953 abitanti (260 nuclei famigliari). Inoltre Sona ricevette da Sommacampagna 125 ettari di territorio, da Bussolengo 122 e da Verona 70, per un totale di 317 ettari, e invece cedette a Sommacampagna 44 ettari di territorio.
Dopo il raggiungimento dell’obiettivo
Nei cinque anni del nuovo mandato Amministrativo che iniziò nel giugno 1975, con il primo Sindaco abitante a Lugagnano, chi scrive questo articolo, e dopo il periodo della guerra e 11 Consiglieri Comunali della frazione su 20 eletti , si procedette ai passaggi fra i diversi Comuni dei documenti necessari a rendere funzionale la sovranità di Sona sulle nuove aree acquisite. L’operazione dell’unificazione, per il modo collaborativo e non conflittuale con cui era stata condotta, non aveva lasciato strascichi e quindi la collaborazione fra i Comuni in questa fase fu completa e fu anzi un momento che servì a creare un rapporto di stretta collaborazione fra gli Amministratori della zona in un periodo nel quale si cominciava a dare spazio ad iniziative consortili. Con il Comune di Sommacampagna in particolare si procedette a stipulare dopo pochi anni accordi per il nuovo Mercato delle pesche consortile e per il nuovo Piano delle fognature con impianto di depurazione unico. Fu più complicata e molto lunga invece, quasi tre anni, la definizione degli importi dei trasferimenti da parte dello Stato e degli oneri e dei relativi impegni, con il Ministero delle Finanze, presso la sede provinciale in quanto, essendo cambiata radicalmente il tipo di tassazione, erano divenuti consistenti a partire dal 1 gennaio 1974 gli importi trasferiti ai Comuni dallo Stato. Sona si ritrovò nel Bilancio, a fronte di un numero aggiuntivo di cittadini del 10,9%, un incremento dell’11,6% dei tributi erariali in compartecipazione con lo Stato, un 16,2% per il Dazio tributi oltre ad un 21,5% per l’Imposta di famiglia, quest’ultimi due tributi eliminati dal 1974, per una media ponderata del 16,5%. Nello stesso periodo il Comune di Sona procedette pure ad armonizzare i Piani urbanistici, quelli commerciali e altro.
Hanno collaborato alla stesura di questo servizio Manzato Raffaello, già Vice-Sindaco del Comune di Sona e ex-Segretario della Sezione D.C. di Lugagnano, e Mazzi Giovanni (Giocarle) già Segretario della Sezione D.C. di Lugagnano.